Scontri ultrà, in arrivo lo stop alle trasferte

A mezzogiorno al Viminale vertice con Gravina e Casini e nel pomeriggio si riunisce l’Osservatorio Nazionale
Giorgio Marota
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La frittata è fatta e le uova non possono mica ricomporsi. Di sicuro, però, il "mezzogiorno di fuoco" in scena oggi negli uffici del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, lascerà il segno. Non per forza con novità immediate, visto che nel pomeriggio alle 16 si riunirà l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (al quale spetta il compito di dettare eventuali divieti di movimento); ma l'indirizzo politico, quello sì, uscirà dalla stanza romana nella quale il numero uno del Viminale ha deciso di chiudersi insieme al presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, e al numero uno della Lega Serie A, Lorenzo Casini. Ieri, intervenendo a La7, Piantedosi ha parlato di «altri provvedimenti in arrivo», preannunciando «direttive di particolare rigore». Questione di immagine, del resto: il Paese si è profondamente vergognato del suo sport preferito dopo gli scontri di domenica alla “Stazione Sandri” - come la chiamano nel linguaggio in codice gli ultras, visto che proprio lì a Badia al Pino l’11 novembre 2007, Gabriele Sandri, tifoso biancoceleste, è morto - al quale hanno partecipato centinaia di tifosi di Roma e Napoli.

ASCOLTO

La stretta sulle trasferte è dietro l'angolo, ma non per tutti i club. Nei corridoi del Viminale, ieri, l'ala più oltranzista parlava di fermare i prossimi viaggi di romanisti (residenti nel Lazio) e napoletani (residenti in Campania), ma tutto è ancora da decidere. Piantedosi, comunque, chiederà ai rappresentanti di Figc e Serie A un segnale concreto, oltre a concordare con loro una serie di iniziative volte alla prevenzione e alla sensibilizzazione dei giovani sulle tematiche del tifo sano. Perché è vero che gli incidenti ormai avvengono fuori dagli stadi, ma è altrettanto facile evidenziare come la gente faccia a botte (con tanto di coltelli e spranghe) ancora in nome e per conto del pallone. Gravina non porterà sul tavolo istituzionale delle proposte. È stato lui, lunedì mattina in un colloquio telefonico, a chiedere al ministro un confronto dal vivo, ma si metterà soprattutto all'ascolto con la massima disponibilità, aggiornando il responsabile del dicastero circa l'impegno della sua federazione per contrastare gli eccessi comportamentali dei supporter.

TENTATIVI

La Figc, va riconosciuto, ne ha provate tante: dalla stretta sul razzismo del 2019, con le nuove norme che hanno consegnato il potere di fermare le partite (e se farle riprendere) a un funzionario del ministero dell'Interno, alle cosiddette "esimenti" (modelli di gestione, risorse, prevenzione, video-sorveglianza) per le società sportive che collaborano con le forze dell'ordine, evitando in un certo senso che gli ultras utilizzino la violenza come arma per ricattare i presidenti. Eppure il calcio continua a dare il cattivo esempio. Secondo il numero della Serie A, Lorenzo Casini, un possibile deterrente risiede nella tecnologia: «Se ne parla da diversi anni, rafforzare la prevenzione anche con la tecnologia e riconoscimento facciale in modo da identificare subito i responsabili e sanzionarli». Ma la possibilità di installare queste telecamere per riconoscere i facinorosi c'è già da tempo e la Federcalcio ha incentivato e promosso a lungo questa possibilità. Le società, dal canto loro, hanno risposto all'appello con una certa timidezza, legata forse al timore di ingenti investimenti economici in impianti vecchi e fatiscenti. Il giro di vite promesso da Piantedosi, comunque, non dovrebbe discostarsi di troppo dal quadro legislativo attuale. E in merito al possibile divieto di trasferte tanto temuto dai tifosi, Casini ha detto che «il tema è sul tavolo e verrà discusso». Il «mai più allo stadio» gridato da Salvini domenica sera, in qualsiasi caso, è stato già smontato dal capo del Viminale, secondo il quale «giuridicamente non si può parlare di Daspo a vita». Interpellato sul tema, dopo aver spesso condannato i comportamenti sbagliati del calcio, ieri il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, ha preferito mantenere un profilo basso: «Ho talmente tanta fiducia nel ministro Piantedosi e nel capo della Polizia Giannini che sono sicuro che saranno prese decisioni adeguate rispetto alla gravità del fenomeno»


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