La mimica facciale di Spalletti vale mille parole

Le espressioni del tecnico del Napoli sono eloquenti: un linguaggio chiaro oltre il verbo
La mimica facciale di Spalletti vale mille parole© Mosca
di Biagio Angrisani
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ROMA - La mimica facciale di Luciano Spalletti è più eloquente di mille parole ponderate dette - a caldo o a freddo come preferite - del post gara. Il tosco tecnico del Napoli nel corso dell'amichevole a Castel di Sangro contro il Maiorca non è stato inquadrato moltissimo ma alcune volte è finito in primo piano e il suo volto è diventato lo specchio dell'anima senza mediazione. Chiaro, esplicito, diretto. Gli allenatori esperti generalmente leggono con un certo anticipo o codificano in tempo reale delle situazioni di gioco magari intuendo lo sviluppo conoscendo pregi e difetti dei suoi calciatori. L'espressione di Spalletti a certe ripartenze dal basso iniziate da Meret valgono più di cento parole come anche delle rimesse lateriali lentissime sulla fascia sinistra di Mario Rui che fanno schierare non solo la squadra avversaria in quel momento in campo ma anche la successiva. Lo stesso dicasi  le occhiate  dell'allenatore toscano - dopo il tourbillon  delle sostituzioni - a certe velletarie soluzioni personali decisamente cacofoniche in uno spartito calcistico che prevede una certa musica rispettando armonia e melodia sia in orizzontale sia in verticale. Il Napoli è in piena ristrutturazione: quelli che sono andati via li conoscete tutti mentre qualche buon colpo è andato a segno (Kvara e Kim), qualcun altro è nei valori tecnici conosciuti (Ostigard) mentre resta tuttora nel limbo Olivera: la sua non presenza tiene tuttora aperto l'annoso problema della fascia sinistra. Decodificare Spalletti non è difficile perché il suo volto è molto teatrale, decisamente gestaltico (mettere in forma, dare una struttura significante) e aiuta a capire bene il suo pensiero recondito. Che Luciano si in attesa di altri acquisti prioritari (non solo uno o due portieri) è arcinoto, mentre appare anche chiaro che per lui prima si sfoltiscono i ranghi meglio è. L'apertura della stagione ufficiale non è lontanissima ma sul mercato il gioco dei quattro cantoni sembra aver preso decisamente il sopravento: io non compro  subito il tuo calciatore così tu non compri l'altro che ti serve: stallo. Vale per Petagna, Ounas e probabilmente per Zielinski. Fabian Ruiz è un discorso a parte. Meret, mai un'uscita dai pali, dovrà pur decidere cosa farà da grande, etc. etc. Nel frattempo si registrano gli sguardi mediatici di Spalletti e le sue ponderate parole post partita senza però evitare di sottolineare che pur lavorando al ribasso, occorrerà anche salvaguardare un certo livello dato che la concorrenza non manca


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