PERUGIA - "Ho provato una gioia come non mi capitava da tempo, anche perche' la mia famiglia ha conosciuto bene Saadi. È impensabile che avesse commesso i crimini di cui era accusato, troppo rispettoso e umile per macchiarsi di un omicidio o di altro". Con queste parole Riccardo Gaucci, figlio di quel Luciano che da patron del Perugia tesserò come giocatore Al Saadi Gheddafi, saluta la scarcerazione del figlio dell'ex Raìs. Dopo sette anni di carcere, torna dunque libero il terzogenito dell'ex Capo di Stato libico, l'unico ad aver giocato in Italia come calciatore: "Averlo al Perugia - ricorda Gaucci Jr - fu un'altra grande idea di mio padre, un'operazione di immagine ma anche di alta strategia politica, un progetto di pacificazione tra nazioni. Eravamo tutti consapevoli che dietro quella operazione c'era piu' di una semplice questione di sport. Saadi non era un campione e lo sapeva, si allenava, mai che si sia lamentato con qualcuno perché Cosmi prima e Colantuono dopo non lo facevano giocare, se non per pochi minuti contro la Juventus. Ma bastò quella volta per regalargli una grande gioia".
"Per lui porte sempre aperte"
I rapporti tra la famiglia Gaucci e Al Saadi Gheddafi si sono consolidati nel tempo, e sono andati al di là del semplice essere presidenti e calciatore del Perugia: "Lo avrebbe fatto mio padre - assicura Riccardo Gaucci - lo faccio io anche a nome di mio fratello Alessandro. Se Saadi vuole, qui in Umbria troverà sempre una porta aperta, lo aspettiamo con immenso piacere. Gli amici si vedono nel momento del bisogno e sono certo che Saadi ha bisogno di sentimenti forti e sinceri per superare anche questa brutta avventura. Anche da Malta ho provato a mettermi in contatto con lui senza esito. Spero di avere migliore fortuna. Mi piace comunque sottolineare - conclude - che né io né mio fratello abbiamo mai condizionato gli allenatori nelle loro scelte. Gheddafi era entusiasta della possibilità che gli avevamo offerto, allenarsi con dei campioni e vivere lo spogliatoio lo gratificava molto. Con lui ho trascorso molto tempo, ci vedevamo a cena, ma i ruoli erano sempre rispettati. È anche per questo che ora mi sento di doverlo accogliere ed abbracciarlo".