Il fallimento della Superlega, il giorno dopo, ha assunto contorni ancora più eclatanti. Martedì a mezzanotte era già chiaro l'addio al progetto di tutte le inglesi (il comunicato del Chelsea è arrivato ieri mattina ma è stato solo un dettaglio); un'ora più tardi è giunto il disimpegno dell'Inter (ufficializzato con un comunicato ieri intorno alle 12), poi alle 2 c'è stata la resa della Superlega, intesa come organizzazione, che ha parlato di «progetto da rimodellare». Un passo sofferto, fatto al termine di una lunga video conferenza tra le 12 grandi che ha avuto toni tesissimi perché le inglesi, impaurite dalla reazione dei tifosi e soprattutto del governo, non hanno lasciato margini («Noi usciamo»). Possibilità di varare la Superlega senza il mercato inglese non ce n'erano. Ecco perché non c'è stato un vero (e convinto) tentativo di trovare sostituti. Da quel momento, anzi prima, è stato chiaro che il calcio europeo aveva ritrovato la sua unità. Ora resta da capire quali saranno le prossime mosse. A Nyon ieri circolava la voce che i "ribelli" sarebbero stati perdonati tutti (senza conseguenze) se avessero ammesso l'errore. Dopo che City, Arsenal, Tottenham, Liverpool, Chelsea e United si erano già cosparse il capo di cenere, è toccato alle milanesi e all'Atletico Madrid. All'appello mancano in tre ovvero la Juventus, il Real Madrid e il Barcellona. Perché il comunicato bianconero, letto con attenzione da Ceferin (soprattutto) e dai suoi uomini, non è sembrato un'ammissione di colpa. Anzi, per certi aspetti è suonato come un «avevamo ragione però non è stato possibile andare avanti».
Cosa rischiano Juve, Real Madrid e Barcellona
Resta dunque da vedere se i campioni d'Italia e le due grandi di Spagna saranno riaccolte pacificamente, anche senza le scuse, o se invece, come qualcuno ipotizza, rischiano una multa (per il danno d'immagine arrecato a Nyon) o addirittura un anno senza coppe. Ipotesi quest'ultima giudicata come «estrema» da persone vicine a numero uno sloveno e pure dal presidente della Figc Gravina. L'Esecutivo Uefa di domani magari chiarirà la situazione.