La chiamano “rassicurazione scritta”. Altro non è che una lettera – dovrebbe firmarla entro mercoledì il ministro della Salute, Roberto Speranza – dove viene messo nero su bianco che l’Italia questo Europeo vuole ospitarlo nei modi stabiliti dalla Uefa. Non che manchi la volontà generale, anzi. Ma la disponibilità a fare entrare una fetta di pubblico dall'11 giugno (esordio Italia-Turchia all'Olimpico, 4 partite totali) è tutta da valutare visti i rallentamenti del piano vaccinale nel contesto di un Paese che fatica a rimettersi in moto. Comunque, il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, è ottimista. Tra 5 giorni, il 7 aprile, parteciperà a una riunione con le altre 12 federazioni che organizzano il torneo itinerante ed è convinto di arrivarci con la risposta, non più rinviabile, a un quesito: qual è la percentuale minima di spettatori consentita nella sede di Roma?
Tre strade per aprire l'Olimpico ai tifosi
Non si dovrebbe scendere sotto agli 11 mila (15% della capienza) per ogni match, ma in via Allegri sperano di alzare l'asticella almeno a 15 mila (20%). Nella previsione più ottimistica si arriverà a 30 mila (40%). A crescere, comunque, si fa sempre in tempo. L'importante è fissare una soglia di partenza. Anche perché il presidente Uefa, Ceferin, il 18 marzo è stato netto sull'argomento: «Nessuna gara si giocherà a porte chiuse. Se una città propone uno scenario senza pubblico sposteremo le partite dove saranno in grado di accogliere i tifosi». Da quel giorno i contatti tra Gravina, Speranza e il Cts sono costanti.
Tutti gli approfondimenti sull'edizione del Corriere dello Sport