Il derby lungo lo vince l’Inter con il giocatore più improbabile, Christian Eriksen. Il derby lungo lo perde il Milan che vede il suo giocatore più rappresentativo, Zlatan Ibrahimovic, espulso. Il derby lungo, dieci minuti di recupero, lo perde il calcio che assiste alla vergognosa cavalleria rusticana tra Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku e, per favore non cerchiamo di alleggerire la posizione dell’uno o dell’altro: hanno sbagliato entrambi. L’Inter in vantaggio numerico riesce a prevalere nel recupero con un gol su punizione, che i nerazzurri non segnavano da tre anni, grazie al giocatore che Marotta spera di spedire via da un momento all’altro. Il calcio è così, un derby è così, senza certezze, con errori e brutture, colpi di testa (e alla testa, ahinoi) e colpi di genio. A spingere il progetto Conte più in là è l’uomo più distante dal progetto, il calciatore con la valigia, che segna il suo quinto gol con la maglia nerazzurra. Il più importante, senza dubbio e, chissà, forse l’ultimo. Alla fine è lui che esclude i supplementari, è lui che consegna l’Inter alla semifi nale di Coppa Italia, che impedisce all’ambiente nerazzurro di confrontarsi con un’altra eliminazione dolorosa.
Il coniglio bianco uscito dal cilindro di Eriksen è anche un evidenziatore che ci permettere di far risaltare come sarà questo derby lungo, la sfida della Milano del pallone che non si ferma certo qui, anzi questo è un punto di partenza. Innanzitutto ci sarà un altro derby da giocare, in serie A, il 21 febbraio, ma questo, due giorni dopo la fine del girone di andata, è quello che apre ufficialmente la volata di Inter e Milan. Sarà un derby lungo quello che andrà in scena ogni turno di campionato, a distanza, tra le due squadre, che, ora, a metà dell’opera, sono prima e seconda in classifica. E questa è novità più interessante, perché Milan e Inter a queste vette, insieme, non ci stavano da dieci anni. Milano non proprio vicino all’Europa, ma in testa all’Italia, sì.
Nel derby lungo sono tante le variabili, gli infortuni (anche quello dell’arbitro), le assenze, il caso, il Covid, e infi ne la deriva caratteriale. Nel derby lungo di Coppa Italia c’è anche il derby dei lunghi o dei grossi, cioè Lukaku e Ibrahimovic, che affrontano, guancia a guancia, e non è un ballo tra innamorati, a fine del primo tempo. Uno spettacolo pessimo, con vecchie ruggini che emergono, con la provocazione dell’uno, un classico (chiedere a Zapata) e la furia dell’altro, mai visto prima così e che speriamo di non rivedere. Zlatan ha avuto modo di segnare il suo decimo gol nel derby, il terzo all’Inter in queste stagione dopo i due in quello di andata in campionato, ma il suo metodo, “provoca e distruggi”, in questo caso gli si è ritorto contro. Lukaku è risalito meglio dal momento di straordinaria follia e infatti è rimasto in campo fino all’ultimo, segnando l’importante pareggio su rigore, mentre Ibra si avviava verso gli spogliatoi. Con l’uomo in meno il Milan smette tutte le attività offensive ma già prima dell’espulsione di Ibra, si era ritratto troppo, stringendosi attorno all’area di Tatarusanu, il migliore. Al di là del risultato fi nale che premia l’Inter, questa prima tappa del derby lungo, che si concluderà ai bordi dell’estate, ha evidenziato caratteristiche positive e negative delle due squadre. Nell’Inter la capacità di spremersi, di compattarsi, di dare tutto anche se spesso senza lucidità. Nel Milan la dipendenza nel bene e nel male da Ibrahimovic. Se illumina, i compagni, come fedeli discepoli, lo seguono oltre gli ostacoli. Ma se prevale la tenebra, non sanno più che fare e si smarriscono.