E c’è ancora chi dice, o scrive, che questo è un campionato falsato dal covid. Alle vecchie e malsane abitudini non si rinuncia facilmente.
Ora: da otto mesi non vado al cinema, né a teatro. Giro con la mascherina che sono giustamente obbligato a indossare - mascherina d’ordinanza anche in redazione. Ogni giorno, poco prima delle 18, attendo il numero dei nuovi contagiati e dei decessi augurandomi che siano in calo. Quando entro in un ristorante mi provano la febbre e il tavolo più vicino è sempre a un metro di distanza. Il bar che frequento e che incassava 5.000 euro al giorno oggi non arriva a 400. Vacanze estive in Italia, meno di una settimana.
Da marzo non vedo alcuni colleghi: gli smartworker. Negli ultimi quindici giorni ho fatto due tamponi e un sierologico (passato e presente) per poter frequentare gli studi televisivi. Mi sto abituando con dolore agli stadi e ai palazzetti vuoti. Dopo essermi trasformato in commercialista e fiscalista per tentare di capire qualcosa dei bilanci e delle sofferenze finanziarie delle società di calcio, mi ritrovo condannato alle uscite quotidiane di immunologi, epidemiologi, virologi, citiessini, politici, professionisti seri e qualche cazzaro in cerca di luce. Non passa giorno che al Corriere - e altrove - non parliamo di positività e rischi. La quattordicenne al primo anno di Liceo ha già saltato molte ore per l’assenza dei professori. Conosco nonni che per vedere i nipoti hanno imparato a 80 anni a fare le videochiamate. In ogni tasca della giacca infilo flaconi di igienizzante per le mani.
E c’è ancora chi parla di campionato falsato. Falsata, rispetto a prima, è la nostra vita. Tutta. E allora domando: è così difficile fare i conti con una realtà drammatica come quella attuale e adeguarsi all’irregolarità evitando di sparare le solite, inutili cazzate?
Abbiamo il campionato e le coppe che possiamo permetterci. Godiamocele. L’alternativa è l’abbassamento definitivo della serranda. Naturale un sospiro quando la televisione ci mostra le immagini di una partita o di un concerto con decine di migliaia di persone in un’arena. Ma quello è il passato, il futuro dipende dalla nostra capacità di adattamento al presente.
Ma poi, perché mi lamento?
A ben vedere, il covid che ha spazzato via tutto, anche persone care, rapporti felici, abitudini consacrate, nulla può contro l’imbecillità. Raccomando ai virologi, a chi s’inventa vaccini e a chi li spaccia come già pronti, d’intercettare qualche stupido e analizzarlo. La sua immunità potrebbe svelare il segreto della sopravvivenza. Avrei voluto dire della vita eterna, ma di questi tempi è meglio non scherzare con i santi.
Tarro: "Inutile la mascherina all'aperto"