Brutte notizie dalla Francia per chi, prima del lockdown, si trovava (e ancora si trova: inevitabile) in fondo alla classifica: dopo aver ufficializzato «per decisione del governo» la chiusura anticipata del campionato, la presidente Nathalie Boy de la Tour ha annunciato che la LFP ha attribuito il titolo al Paris St. Germain (scattato in un nanosecondo il ricorso del Tolosa) e deciso di adottare il principio di due promozioni e due retrocessioni tra la Ligue 1 e la Ligue 2.
Più o meno alla stessa ora Gabriele Gravina comunicava - meglio, confermava - alle componenti federali che nel caso in cui il governo decidesse «disgraziatamente» di fermare tutto ci sarebbero anche in Serie A tanto le promozioni quanto le retrocessioni (due e due?). Improbabile invece l’assegnazione del titolo dal momento che non incide sui format. Ricordo che pochi giorni fa lo stesso Gravina aveva anticipato “furbi et orbi” (troppi orbi e troppi furbi) che il ruolo di becchino del calcio non gli si confaceva e che avrebbe fatto l’impossibile per portare a termine la stagione: «La ’20- 21» questa la sintesi del discorso del presidente «comincerà soltanto quando si sarà chiusa la ’19-20, anche se si dovesse inziare a gennaio».
Al di là delle disposizioni della Federcalcio, il precedente francese è di per sé importantissimo: l’Uefa ne terrà certamente conto visto che, a differenza dei tornei belga e olandese (da quelle parti è in corso la corsa al ricorso), anch’essi chiusi prima del tempo, la Ligue 1 è uno dei 5 top d’Europa - Premier, Liga, Bundesliga e Serie A gli altri.
Se il campionato finisse domani, immaginare un autunno rovente per il calcio italiano sarebbe un esercizio elementare, anche in questo caso visti i precedenti: giudici e personale del Tar del Lazio sono già “belli caldi”, pronti a ricevere e trattare ricorsi e controricorsi e a familiarizzare con i legali delle numerose società avvelenate che si accamperanno da quelle parti.