«La volontà, è la forza di volontà che in casi come questo fa la differenza. Certo, il passaggio-chiave è un intervento fatto bene, risolutivo». Settantasette giorni impiegò Roberto Baggio, recordman mondiale di infortuni alle ginocchia, punti chirurgici e riabilitazioni, per tornare in campo dopo l’operazione al crociato anteriore. «Ho letto che Zaniolo è stato operato anche al menisco, io quel problema non lo ebbi, i menischi li avevo finiti tutti qualche anno prima» e giù una risata di quelle “alla Baggio”. «Come Nicolò avevo un obiettivo a breve, io il Mondiale, lui ha l’Europeo. Ce la misi tutta, feci gli straordinari e in Giappone andai tante volte. La notte, in sogno…».
Il 31 gennaio a Parma la rottura del legamento del ginocchio sinistro, il 4 febbraio l’intervento al Toniolo, il 21 aprile il rientro in Brescia-Fiorentina 3-0, prima il gol di Toni, poi la tua doppietta. Ricordo ancora il titolo del Corriere dello sport, oltre all’emozione nel rivederti in campo: “Ho vinto un’altra volta”.
«Non mi sono mai fatto mancare nulla… Ho cominciato a vent’anni a frequentare le sale operatorie. Anche allora i tempi di recupero stimati erano quattro, cinque mesi».
In sostanza si passò da “Baggio, addio ai Mondiali” a “Il miracolo del secolo”, le parole pronunciate dai responsabili sanitari del Brescia De Nard e Sepelloni.
«Il professor Marcacci fece un gran lavoro, poi intervennero la mia voglia di giocare l’ultimo Mondiale in una terra che amo e sento un po’ mia, il dottor Nanni, Antonio, il fisioterapista, e Carlotti, il preparatore. L’Isokinetic di Bologna. Stavo in palestra anche dieci ore di fila e il dolore era persistente, a volte insopportabile. Ricordo che nelle due settimane dopo l’operazione persi una dozzina di chili. E un quintale di lacrime».
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