La tempesta perfetta

La tempesta perfetta© LAPRESSE
di Alessandro Barbano
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Un vaso di cristallo dalle forme morbide finito in frantumi, e non più ricomponibile. Così appare il Napoli della gestione Gattuso alla prima vera prova, contro un’Inter aggressiva ma non irresistibile, che in altri tempi al San Paolo avrebbe forse domato. La tempesta perfetta che si è abbattuta sulla squadra azzurra qualche mese fa appare, in tutta evidenza, come un processo irreversibile. Il Napoli di Sarri prima, di Ancelotti in parte poi, è stato un miracolo del collettivo. Un modello di organizzazione, di affiatamento, di condivisione di ruoli e di tattiche. Che l’usura del tempo (senza Sarri) ha sfibrato. E che l’unghia del conflitto (con Ancelotti e con De Laurentiis) ha strappato fino a renderlo irriconoscibile. Oggi, nello scollamento di una squadra drammaticamente lunga, nella confusa corsa all’indietro con cui i centrali azzurri affrontano la percussione di Lukaku sul primo gol nerazzurro, nel portare palla individuale a centrocampo dove per anni non si è visto mai più di un tocco, c’è la prova che quell’armonia così cara ai tifosi napoletani sì è drammaticamente perduta. Non un discreto motivatore di uomini, qual è Gattuso, ma forse neanche un grande tattico potrebbe ricrearla. L’orgogliosa reazione con cui il Napoli accorcia le distanze alla fine del primo tempo non dice il contrario. Perché l’armonia non è l’affondo del solista, né il ritmo del cuore, ma la disciplina di un coro capace di alternare canto e controcanto per novanta minuti. L’incursione perfetta di Callejón che vale l’assist del gol azzurro pare invece un lampo della memoria, una pagina felice di quel sussidiario sarriano che resterà per sempre nel bagaglio di questi suoi inconsolati orfani. Il suo bagliore accende il buio per il tempo di un’illusione. Ma il Napoli non può illudere più nessuno.
Eppure questi fantasmi, che s’inchinano al caotico ma spietato contropiede dell’undici di Conte, non sono mezzi giocatori, come pure a qualcuno verrebbe voglia di raccontarli. Ma piuttosto personaggi in cerca d’autore, grandi attori senza spartito che i 17 punti in meno dell’anno scorso fanno insieme più depressi e più rabbiosi. Forse torneranno a vincere. Forse il rientro di Koulibaly in mezzo alla difesa scongiurerà i regali che ieri il Napoli ha fatto all’Inter. Ma la lezione di questa sconfi tta è che la tela del miracolo azzurro è irrimediabilmente strappata. Nessun rammendatore potrà ricucirla. Si tratta, semplicemente, di ritesserla per intero. Con uomini e mezzi nuovi. Peccato.


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