Unipomezia, Romondini: "Eretum Monterotondo, sarà partita dura"

Il veterano: "Stiamo crescendo di partita in partita, esclusi i 20-25 minuti con la Vigor dove abbiamo sbandato un po', ma ci sta con una squadra quasi interamente nuova"
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POMEZIA - Dopo il largo successo contro il Falaschelavinio, l'Unipomezia è chiamata a confermarsi in casa di una delle top formazioni del raggruppamento per proteggere la vetta della classifica. A presentare il match contro l'undici di Gregori è il faro del centrocampo, Fabrizio Romondini. “L'Eretum è una delle squadre sulla carta più attrezzate, anche se a dire il vero quest'anno il girone è complicatissimo e ogni team ha nell'undici titolare un organico importante. Mi aspetto sicuramente una partita dura e che potrà essere decisa magari da un episodio, essendo sia noi che loro due formazioni molto forti. In ogni caso ci siamo preparati bene e siamo consapevoli che stiamo crescendo di partita in partita, tralasciando i 20-25 minuti con la Vigor dove abbiamo sbandato un po', ma ci sta con una squadra quasi interamente nuova”. La stagione entra nel vivo e il calendario diventa ancora più fitto con l'arrivo della Coppa. “Continueremo a ragionare di partita in partita, l'esperienza mi ha insegnato che è il modo più giusto per affrontare le gare sempre con la stessa determinazione, con la stessa intensità senza programmare alla lunga, che alla fine non porta da nessuna parte. Perciò ragioniamo giornata dopo giornata indipendentemente dal calendario e dagli impegni”. Con l'arrivo di Romondini l'Unipomezia ha guadagnato molto soprattutto in termini di esperienza: “Qui mi sono trovato subito benissimo ed è come se fossi ritornato agli anni del professionismo, dal ritiro estivo a tutto ciò che il presidente mette a nostra disposizione. Per il mio ambientamento è stato importante anche il direttore Christian Salvadori e un amico come Emanuele Morelli, uno che come me non molla mai mettendosi a disposizione con la massima professionalità. Che dire del gruppo? Ho trovato dei ragazzi speciali e ai quali cerco di insegnare qualcosa per il loro futuro. Forse non se ne sono accorti, ma mi fanno sentire ancora un ragazzino”.

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