MIAMI - L'Italia, quella del basket, è pronta per partire alla volta dell'America. E Paolo Banchero non vede l'ora di effettuare il percorso inverso. Tutto a posto allora? Sembrerebbe di sì, ma in ogni caso meglio sistemare le cose velocemente perchè se continua così il numero 1 dell'ultimo Draft ha tutto per trasformarsi nella grande stella della NBA dei prossimi anni. Sette incontri e una media di 22,7 punti con 7,6 rimbalzi e 3,9 assist in 33,1 minuti giocati: da tempo non si vedeva un rookie simile.
Per questo motivo all'inizio di dicembre, in vista dei prossimi Mondiali, sbarcherà a Orlando la delegazione del basket italiano guidata dal presidente federale Petrucci, accompagnato dal gm Trainotti e dal ct Pozzecco, per incontrare per la prima volta il giocatore e i vertici dei Magic.
«Dovrei preparami un dialogo nella mia testa - ha raccontato Pozzecco alla 'Domenica Sportiva' parlando del viaggio - ma non sono in grado di farlo. Cercherò di trasmettergli delle emozioni. C'è uno sponsor americano che lo vuole nel Dream Team USA? La Fip sta lavorando a un progetto che possa essere interessante per lui».
Già, visto che Banchero è già diventato il punto di riferimento di Orlando, c'è chi ha cominciato a chiedersi perché la nazionale USA dovrebbe perderlo. Giovedì poi sul campo dei Magic ci saranno i campioni in carica di Golden State, una vetrina luccicante anche perché Kerr, oltre a essere il coach dei Warriors, lo è anche della nazionale a stelle e strisce.
Crescono le tentazioni americane? Non c'è dubbio, anche se Banchero, in una lunga chiacchierata con il compagno di squadra R.J. Hampton, nel podcast «Young Person«, ha raccontato come è iniziato il suo legame con l'Italia e la promessa, che vuole mantenere, di indossare la maglia azzurra. «Quando avevo 16 anni la federazione italiana ha contattato mio padre chiedendo delle origini italiane e della possibilità di ottenere la cittadinanza. Con il suo assenso è cominciato il processo: più volte mi sono recato al Consolato di San Francisco, ci sono stati diversi incontri e alla fine ho ottenuto il passaporto».
Quanto amore
Un impegno con l’Italia che ha confermato. «Ho intenzione di giocare con la nazionale azzurra - ha aggiunto - ma ancora non so quando. Non sono mai stato in Italia e non vedo l'ora di andarci, perché la quantità di affetto che ricevo da là è pazzesca».
Parole che hanno conquistato anche R.J. Hampton: «Anch'io potrei avere un po’ di sangue italiano - lo ha interrotto scherzando -. Fammi sapere se c'è bisogno di un play...».
Da Seattle
Ala grande che può giocare dappertutto, Banchero è già un idolo e non solo dei fan dei Magic. «Sono italiano da parte di mio padre, il suo bisnonno era nato in Italia per poi emigrare a Seattle e costruire lì la sua famiglia. Ed io crescendo mi sono sempre chiesto perché il mio nome era così diverso da tutti gli altri ragazzi. E poi mio padre si chiama Mario, i miei zii Angelo e Armando e mio fratello Guido».
Con l'Italia
Alla fine, inevitabilmente, la chiacchierata ha toccato il tema nazionale. «Ho fatto una prova per l'under 17 USA quando avevo 15 anni - ha raccontato Banchero - ma non sono riuscito a superare il taglio, così non ho mai fatto parte di una nazionale americana».
L'occasione giusta per la provocazione: «Ci riuscirai presto» le parole di Hampton. Ma immediata è stata la risposta della stella dei Magic: «No, ora sono con l'Italia».