Il governo Conte ha giurato al Quirinale, nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, leggendo la formula di rito e firmando nel Salone delle Feste del Quirinale. Il primo a presentarsi davanti al capo dello Stato è stato il premier, seguito subito dal grillino D'Incà, poi si sono presentati tutti gli altri. Conte ha giurato per primo e ha firmato con la propria penna, che ha estratto dal taschino della giacca, e non utilizzando quella a disposizione sul tavolo. Conte, e come lui tutti i ministri, ha pronunciato la formula del giuramento, che è: "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione". Al termine del giuramento, Mattarella e Conte hanno lasciato il tavolo e hanno raggiunto i ministri, per la foto di rito.
La lista dei ministri
Tra i 21 ministri, 12 sono debuttanti, 10 M5S, 9 Pd, un LeU, un tecnico. Ecco l'elenco dei componenti del secondo governo presieduto da Giuseppe Conte: Federico d'Incà - Rapporti con il Parlamento; Paola Pisano - Innovazione tecnologica e la digitalizzazione; Fabiana Dadone - Pubblica amministrazione; Francesco Boccia - Affari regionali e le autonomie; Giuseppe Provenzano - Sud; Vicenzo Spadafora - Politiche giovanili e sport; Elena Bonetti - Pari opportunità e la famiglia; Enzo Amendola - Affari Europei; Luigi Di Maio - Esteri; Luciana Lamorgese - Interno; Alfonso Bonafede - Giustizia; Lorenzo Guerini - Difesa; Roberto Gualtieri - Economia e Finanze; Stefano Patuanelli - Sviluppo economico; Teresa Bellanova - Politiche agricole alimentari e forestali; Sergio Costa - Ambiente; Paola De Micheli - Infrastrutture e trasporti; Nunzia Catalfo - Lavoro e politiche sociali; Lorenzo Fioramonti - Istruzione; Dario Franceschini - Beni culturali e turismo; Roberto Speranza - Salute. Lunedì la fiducia alla Camera e martedì al Senato.
In attesa della fiducia
Il Conte Bis diventa un esecutivo nel pieno dei poteri, così come prevede la Costituzione. Anche se la tappa successiva sarà la richiesta di fiducia alle Camere (a Montecitorio la discussione in Aula inizierà lunedì mattina alle 11), e prima di allora il governo si occuperà solo del disbrigo degli affari correnti. Da questo momento però decadono anche tutti i ministri del governo giallo-verde. A Montecitorio la maggioranza dovrebbe essere larga (con più di 20 voti di scarto). A palazzo Madama i numeri sono un po' più risicati: 161 il numero magico, 162, sulla carta, la soglia dei sì che si ottiene sommando i voti dei senatori di M5S, Pd e Leu.
Le opposizioni
Matteo Salvini, che è anche colui che ha aperto questa crisi lo scorso 8 agosto, dovrà lasciare il suo ufficio al Viminale, come ha detto lui stesso nei giorni scorsi. Per lui però non si tratta di un addio ma solo di un arrivederci. «Indosso con orgoglio, e lo farò sempre, la maglietta delle Fiamme Oro, quella degli atleti della Polizia di Stato. Continuo a essere il ministro, anche senza poltrona, degli uomini e delle donne delle forze dell'ordine. Anche oggi li ho incontrati e gli ho detto: è un arrivederci a prestissimo e non un addio», ha detto durante una diretta Facebook ieri pomeriggio. Alle parole di Salvini fanno eco quelle di Giorgia Meloni, «Ha ragione Di Battista: con il voto del 4 marzo 2018, l'unica cosa certa era che gli italiani non volevano il ritorno del PD al Governo della Nazione. Grazie M5S! Sentivamo proprio la mancanza di Renzi, Gentiloni e compagnia bella».