Caso Cecchettin, Turetta condannato all’ergastolo: esclusa la crudeltà

Arriva la decisione della Corte d’Assise di Venezia dopo sei ore di camera di consiglio: è omicidio volontario aggravato
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ROMA - Filippo Turetta, reo confesso della morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin, è stato condannato all’ergastolo. Esclusa l’aggravante della crudeltà e dello stalking. La decisione della Corte d’Assise di Venezia è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio per il ragazzo di Torreglia, accusato di omicidio volontario pluriaggravato. Il pm Andrea Petroni, nella requisitoria, aveva chiesto l’ergastolo, mentre la difesa del giovane - avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera - aveva chiesto che le aggravanti fossero considerate insussistenti e che venissero riconosciute le attenuanti generiche, “in termini di equivalenza e subvalenza". Turetta è stato dichiarato colpevole “dei reati a lui ascritti", “escludendo l’aver agito con crudeltà e per aver commesso nei confronti della vittima il reato” di stalking, ha detto Stefano Manduzio, presidente della Corte d’Assise di Venezia, nel leggere la sentenza.

Turetta condannato al risarcimento delle parti civili

La Corte d’Assise di Venezia ha condannato Filippo Turetta anche al risarcimento delle parti civili costituite nel processo a suo carico. La Corte ha disposto un risarcimento con il pagamento di una provvisionale di 500mila euro per Gino Cecchettin, papà di Giulia Cecchettin, 100mila euro a Elena e Davide Cecchettin, sorella e fratello della vittima, 30mila euro ciascuno a Carla Gatta e Alessio Cecchettin, rispettivamente nonna e zio della 22enne. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.

Filippo Turetta a testa bassa durante la lettura della sentenza

Durante la lettura della sentenza, Filippo Turetta è rimasto a testa bassa. In aula al momento della sentenza anche Gino Cecchettin, papà della vittima, la nonna Carla Gatto e lo zio Alessio Cecchettin. La Corte ha inoltre condannato Turetta all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione legale. "La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società - ha detto Gino Cecchettin parlando ai giornalisti dopo la lettura della sentenza - Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile". "È stata fatta giustizia - ha aggiunto - la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po' troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto".


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