Lui diceva «il giuoco». Quando si parlava di Berlusconi veniva naturale imitarne la voce, la cadenza, quel modo tutto suo di comunicare se stesso agli altri. Silvio Berlusconi è stato unico in tutto, unico e inimitabile, è stato un nome, un cognome e tanti soprannomi: Mi consenta, il Cavaliere, il Presidente, Sua Emittenza, Berlusca, o più semplicemente e affettuosamente Silvio. Ha cambiato tutto quello che ha toccato portandolo al successo. È stato potente, invidiato, criticabile, censurabile, eccessivo, ma anche simpaticissimo: ha vissuto ed è sopravvissuto.
Berlusconi è entrato nella vita di tutti. Nella mia e in quella di molti di voi. Abbiamo cercato casa in uno dei quartieri che aveva costruito; abbiamo seguito i programmi delle sue televisioni; abbiamo scritto del suo Milan, gioito per i suoi trionfi, con i suoi allenatori, i suoi campioni. Siamo rimasti colpiti dalla devozione di Galliani che dopo tanti anni gli dava ancora del lei. Forse non abbiamo votato per il partito che ha fondato, ma l’abbiamo avuto come presidente del Consiglio e a un certo punto abbiamo pensato che potesse salire fino al Quirinale.
Lui è stato il meglio e il peggio, humour e narcisismo, fascino e arroganza, il coraggio di andare fino in fondo e l’attenzione per ciò che le sue decisioni avrebbero provocato.
L’ultimo suo passaggio sportivo è stato il Monza: naturalmente ha cambiato i destini della squadra e acceso la Brianza.
Ha sconfitto tutti gli avversari tranne uno. Quello che in queste ore è stato impegnato ad aiutare un altro infermo, come lui inguaiato, come lui atteso al varco dai media, ma meglio accreditato, direi raccomandato, Papa Francesco.