Tagliente: I miei Mondiali del 2006 li ricordo così

Domani è il 14° anniversario dell’ultima grande vittoria azzurra, quella in Germania. Parla il capo della sicurezza nella missione azzurra che riportò in Italia Lippi e i suoi azzurri campioni: "Ad Amburgo fu un giorno toccante con l'omaggio con la Figc ai soldati italiani morti. E poi arrivò il trionfo"
Fabio Massimo Splendore
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Sono già passati 14 anni dal trionfo Mondiale della Nazionale di Marcello Lippi allo stadio Olimpico di Berlino. Saranno 14 esattamente domani. In vista dell’anniversario di quella notte magica del 9 luglio del 2006 il prefetto Francesco Tagliente, in quella missione da capo della sicurezza dello staff Italia, ha un ricordo toccante di quei Mondiali, diverso, visto da una prospettiva storica oltre che sportiva. E che assegna un significato storico profondo a quella avventura sportiva. «Per ripercorrere i momenti più emozionali mi è sufficiente ripensare a quella avventura irripetibile, iniziata a Coverciano e conclusa al Circo Massimo. Ripensarci oggi a distanza di 14 anni ogni segmento continua ad essere unico e indimenticabile».

Tagliente era a Coverciano, tappa dopo tappa in Germania, ed era sul pullman trionfale che arrivò al Circo Massimo per l’abbraccio di Roma e, simbolicamente, di tutta l’Italia a quel gruppo vincente. «Marcello Lippi e gli Azzurri del 2006 hanno regalato a milioni di italiani tanti battiti di cuore. Si sa che le partite dei Mondiali tengono incollate alla tv anche chi dichiara di non essere interessato al calcio. Quasi tutti gli italiani hanno vissuto i tanti momenti toccanti. Come non ricordare “Il cielo è azzurro sopra a Berlino”».

Ma il ricordo di quell’impresa si poggia su un momento intimo, profondo. «Di altissimo valore, ma forse meno noto al grande pubblico» racconta Tagliente. «Tutti gli amanti del calcio ricordano l’Italia che, il 22 giugno di quel 2006, ad Amburgo vinse il girone e conquistò i tormentati ottavi di finale battendo una tosta Repubblica Ceca 2-0. Bene, la mattina della gara, mentre Lippi preparava al grande appuntamento la squadra azzurra con gli allenamenti di rifinitura, i vertici della FIGC misero in atto un gesto di altissima sensibilità istituzionale».

Qualcosa che, a dire il vero, è nel dna della nostra Federazione sempre molto attenta al contesto sociale e storico in cui si muove. Il racconto di Tagliente: «Giancarlo Abete, Francesco Ghirelli, Gabriele Gravina, Demetrio Albertini, Gigi Riva, Antonello Valentini, Gianni Nave e alcuni poliziotti italiani in uniforme portarono un cuscino di fiori al Cimitero Militare italiano d’Onore di Amburgo dove  sono custodite le spoglie di 5.839 italiani prigionieri di guerra, internati e lavoratori civili, deceduti dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale fino al 15 aprile 1946, traslati dai territori dello Schlewig-Holstein, Bassa Sassonia, Amburgo, Brema, Hannover e della Westfalia».

Un momento toccante, carico di una straordinaria simbologia, dentro e oltre lo sport. «Sì, fu grande l’emozione nel vedere affiancati i poliziotti tedeschi e quelli Italiani in divisa, mentre il Tricolore italiano veniva issato sul pennone. E fu grande e gratificante anche l’impegno per convincere le Autorità tedesche a far partecipare anche i poliziotti tedeschi in divisa alla cerimonia di alzabandiera in omaggio ai nostri soldati catturati e deportati in Germania dall’esercito tedesco. L’evento fu reso noto agli italiani con un servizio di Donatella Scarnati mandato in onda al telegiornale delle 13.00».

Una pagina storica dentro lo sport. «Nel corso della cerimonia si ebbe modo di ricordare che dopo l'armistizio siglato dall'Italia con gli anglo-americani, annunciato dal maresciallo Badoglio l'8 settembre 1943, oltre 650.000 militari italiani, dislocati in Italia o nelle zone d'occupazione, furono fatti prigionieri dai tedeschi ed internati in campi di concentramento. E tra quei deportati c’era anche mio padre Donato Tagliente», ricorda ancora il prefetto con visibile commozione. «E’ una pagina da non dimenticare, anche per i gesti eroici dei nostri soldati a lungo purtroppo trascurati benché fosse noto a tutti che dopo la proclamazione dell’Armistizio, soldati e ufficiali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o, in caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania. Solo il 10 per cento accettò l’arruolamento. Gli altri vennero considerati prigionieri di guerra. Furono migliaia i soldati italiani che persero la vita nei lager tedeschi. I deceduti vennero sepolti nei cimiteri all'interno, o nei pressi dei lager, ma molti furono inumati anche nei cimiteri comunali».

E così, dentro il ricordo di quella impresa mondiale, un angolo di storia dolorosa a cui rendere omaggio. «Un episodio molto toccante per me - conclude Francesco Tagliente -  Lo sport e i valori fondanti del nostro ordinamento costituzionale sono stati i fili conduttori del mio percorso professionale e della mia vita. E non solo della mia vita perché questo evento è il frutto della sensibilità e della vocazione istituzionale e sociale di Giancarlo Abete, Gabriele Gravina Gigi Riva, Demetrio Albertini, Gianni Nave presenti alla cerimonia e tanti altri della “Squadra” non potuti intervenire per l’incombenza dell’evento sportivo, ma presenti con il cuore».


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