Momo González, che carica: "Cerco conferme. L'Italia? Sarà più competitiva"

Numero 12 del ranking, lo spagnolo gioca in coppia con Alejandro Ruiz con il quale ha recentemente raggiunto la finale nel torneo disputato a Bordeaux
Momo González, che carica: "Cerco conferme. L'Italia? Sarà più competitiva"
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Jeronimo González, per tutti noto come “Momo”, nasce il 21 febbraio del 1997 ad Antequera, in Andalusia a due passi da Malaga. È uno dei giocatori più promettenti del circuito, con una percentuale di vittorie pari al 66%. Si distingue per la sua grande capacità difensiva e creatività in campo, tirando fuori dal cilindro dei colpi incredibili e per noi comuni mortali decisamente impensabili. Numero 12 del ranking, è tornato a giocare in coppia con Alejandro Ruiz con il quale, poco più di un mese fa, è arrivato in finale a Bordeaux dopo essere uscito sempre nei quarti di finale nelle altre tappe di Premier. Nel recente passato Momo ha raggiunto già alcuni traguardi importanti, come la medaglia d’oro con la Spagna agli Europei di Marbella e ai Mondiali in Qatar.

Che aspettative ha per questa seconda parte della stagione?

"Trovare innanzitutto una stabilità ancora migliore e continuare a lavorare sodo per diventare sempre più completo e competitivo nel circuito. Sono certo che poi i risultati arriveranno da soli".

Quali sono le chiavi del successo di una coppia?

"Tanta pazienza, perché oggi come vedete ci sono continui cambi di partner, ma soprattutto bisogna avere piena fiducia nel proprio compagno, sia nel bene che nel male".

Se potesse rubare un colpo al suo partner?

"Senza dubbio lo smash".

Che rapporto ha con i suoi ex compagni?

"Ottimo. Alla fine tutti i giocatori sanno che è un lavoro e che cambiare può essere normale".

Quali altri Paesi secondo lei emergeranno in futuro?

"Dopo Argentina e Spagna che a mio parere domineranno ancora per diversi anni, vedo affacciarsi bene la Svezia e l’Italia, che si sono sviluppate più in fretta di altre".

Le piace il tennis? E ha mai giocato a pickleball?

"Amo il tennis. Lo praticavo da bambino e lo seguo ancora. No, non ho mai provato il pickleball".

Come vede il padel tra 10 anni?

"Certamente molto più avanzato e professionale di oggi. Il padel continua a progredire a passi da gigante e non credo che si fermerà".

Ha qualche rituale in campo durante la partita?

"Con il tempo sono diventato maniacale, ad esempio mi piace fare sempre gli stessi passi quando sono in partita, ma se ora comincio a contare tutti i rituali non finiamo più... (ride, ndi)".

Un fatto curioso che le è capitato?

"Direi una piacevole sorpresa. Eravamo a cena in un ristorante e al momento di pagare ci hanno detto che il conto era stato saldato da alcuni "fan" vicini di tavolo con cui avevamo fatto delle foto e che ovviamente siamo andati a ringraziare".

A chi dedica le vittorie?

"Alla mia famiglia, perché grazie a loro posso giocare a padel e fare il lavoro che sognavo".

Si trova bene con i social network?

"Sì, mi piacciono molto e li gestisco personalmente, anche se non ne abuso".


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