A scuola da Jorge Martínez, il coach dei numeri 1

Dalle gemelle Alayeto a Galan-Lebron, tanti campioni lo hanno scelto: «Per me allenare è una vocazione. Spero di vedere molto presto il padel alle Olimpiadi»
A scuola da Jorge Martínez, il coach dei numeri 1
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È uno degli allenatori numero 1 a livello mondiale, sponsorizzato dal top brand Bullpadel. A Jorge Martínez, nel tempo, si sono affidati giocatori del calibro delle gemelle Alayeto e oggi nella sua academy ci sono top player come Ale Galan, Juan Lebron, Bea Gonzalez, Delfi Brea, Alex Arroyo, Marta Talavan e molte altre giovani promesse. Jorge Martínez insieme a David Morales, di cui era allenatore nel tennis, sono i soci fondatori della M3 Padel Academy, la prima accademia di padel al mondo rivolta a giocatori professionisti.

Perché diventare un allenatore?
«È una questione vocazionale, le mie origini sono nel tennis dove ero già allenatore. Mi piace insegnare e sono appassionato di padel».

Quale metodo utilizza per creare una coppia vincente
«In realtà nessuno, bisogna avere la capacità di analizzare e individuare gli skill di ogni giocatore e pensare a come impostare il miglior gioco per la squadra, al di là delle singole individualità».

Cosa pensa dei continui cambi di partner?
«Penso che sia il male più grande del padel a tutti i livelli: per giocatori, sponsor, allenatori e organizzatori».

Come si fa a mantenere l'equilibrio all'interno del team?
«Conoscendosi e trasmettendo che sono fondamentali uno per l’altro».

Cosa ne pensa che molti atleti italiani, soprattutto donne, hanno iniziato a giocare con partner spagnoli o argentini?
«È molto importante approfittare dell'esperienza di giocatori che conoscono meglio questo sport e la stagione agonistica nei suoi diversi aspetti. Sono certo possa accorciare sensibilmente i tempi per diventare più competitivi».

Il ricordo più bello della sua carriera?
«Ce ne sono molti e tutti speciali, sarebbe difficile trovarne uno solo. Ho avuto la fortuna di vivere alcuni momenti indimenticabili con la Nazionale spagnola, con quella del Brasile ai Mondiali di Murcia, con le gemelle Alayeto. Poi come dimenticare l'esperienza con i numeri 1 Galan e Lebron».

Il miglior torneo a cui ha partecipato, anche in termini di ospitalità?
«Il Master è sempre speciale e quelli che si svolgono a Madrid ancora di più, perché c'è la famiglia. Anche il Roland Garros è speciale per il suo significato e naturalmente Roma per storia e bellezza».

Cosa cambierebbe di questo sport?
«Regolamenterei la possibilità di cambiare il partner durante la stagione, limitandolo a due periodi: gennaio e giugno».

Se non avesse lavorato nel padel?
«Amo gli animali e avrei fatto il veterinario. Mi sarebbe piaciuto anche essere un musicista, ma non sono mai stato un fenomeno (ride, ndi)».

Sogno nel cassetto?
«Ne ho più di uno. Parlando di padel vorrei diventasse presto sport olimpico e parteciparvi in qualche modo. L'altro mio grande sogno è avere un'accademia dove i giovani talenti possano crescere e avere le risorse necessarie per formare altri allenatori e giocatori, contribuendo così a realizzare i loro sogni. Mi renderebbe immensamente felice».


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