Ovide, il coach dei campioni

Numero 1 da giocatore, oggi allena i big mondiali come le coppie Triay-Salazar e Navarro-Di Nenno: "Il mio obiettivo è aiutarli a migliorarsi"
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ROMA - Argentino, 41 anni, Rodrigo Ovide è senza alcun dubbio uno dei personaggi più noti del padel  professionistico a livello mondiale. Da giocatore è stato numero 1 del circuito APP tour nel 2003. Dopo aver abbandonato le competizioni, ha allenato alcuni tra i più importanti giocatori del circuito internazionale e attualmente è l’allenatore della coppia numero 1 del ranking femminile, Triay-Salazar, e di quella maschile Navarro-Di Nenno.

A quale età hai iniziato a giocare a padel e quali risultati hai ottenuto nella tua carriera?

"A 12 anni, ma già a 14 ho iniziato ad allenarmi più seriamente con Nito Brea. Nel 1996, a 16 anni, ho esordito nel tabellone principale di un torneo professionistico dell'APP Tour e poi nel 2003 sono diventato numero 1 del circuito. Nel corso della mia carriera ho vinto 20 titoli come professionista in Argentina, Nazionale di cui ho fatto parte nel 2008 ai mondiali in Canada".

A che età sei diventato un allenatore professionista?

"Era il 2009 e avevo 29 anni; ringrazio Gaby Reca e Bebe Auguste che mi diedero la possibilità di allenarli da quell’anno in poi".

Cosa ti piace del tuo lavoro?

"Sono un appassionato di padel da una vita e adoro essere vicino a giocatori professionisti, ma anche dilettanti; sono molto motivato e il mio obiettivo è cercare di aiutare ognuno di loro a migliorarsi e dare sempre il meglio in campo".

La partita indimenticabile?

"Il quarto di finale del Master del 2003 insieme a Federico "cutu" Pérez Millán, quando battemmo Lamperti e Gattiker".

Dei giocatori che hai allenato, cosa ti ha colpito di più?

"In verità la cosa che mi ha sorpreso di più è che alleno molti gioctori di altissimo livello, con caratteristiche e abilità diverse. Ma al di là degli aspetti tecnici, quello che mi colpisce di più è il fattore mentale, ossia quella capacità di ognuno di loro di non perdere la concentrazione e di non dare mai nulla per scontato".

Il rimpianto più grande? 

"Aver capito il vero gioco del padel solo dopo aver smesso di fare le competizioni. All’epoca avrei anche potuto imparare meglio la tecnica e oggi che faccio l’allenatore mi rendo conto che probabilmente se lo avessi fatto, avrei potuto giocare qualche anno in più".

Soddisfatto del tuo 2021?

"Il bilancio è stato molto buono e le aspettative erano alte con due coppie così forti… anche se poi bisogna sempre dimostrarlo con i fatti. I miei giocatori hanno dato il 100% e questo mi rende soddisfatto".

Aspettative per il 2022?

"Sempre le stesse, lavorare giorno dopo giorno dando il massimo e studiando gli avversari per cercare di vincere tante partite. E poi continuare a far progredire le mie coppie nel gioco per confermare almeno i risultati dello scorso anno".

Pregi e difetti?

"Penso che la mia più grande virtù sia ascoltare, cercare sempre il dialogo e avere molta pazienza; il mio peggior difetto è lo stesso (ride, ndi), ogni tanto penso che dovrei cambiare".

Hobby?

"Suonare la batteria e cucinare, adoro fare la cheesecake".

Cosa ne pensi del padel italiano?

"Sta crescendo molto e penso che i giocatori italiani che partecipano al WPT abbiano un'opportunità unica per passare alla storia del padel italiano come i primi grandi giocatori di questo sport. Penso anche che il circuito femminile abbia più possibilità rispetto al maschile perché ha davvero delle bravissime giocatrici che stanno evolvendo velocemente".


Qual è il tuo sogno?

"Potermi divertire con il padel ancora per tanti anni e godermi la mia famiglia e i miei amici".


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