«I cavalli sono in partenza... Partiti!». In tanti, sui social network, hanno ricordato così Piero Celli, stroncato ieri a 76 anni dopo essere stato colpito dal Covid-19 giorni fa. Dal 1967 («Me lo chiese Tullio Mei») fino al 2017 per un cinquantennio le cronache della corse di galoppo a Capannelle sono state scandite da questa e dalle sue altri frasi tipiche che accompagnavano i purosangue verso il traguardo dell’ippodromo romano, fino al fatidico «I cavalli sono in arrivo!» che congedava dalla pista i campioni come i brocchi.
Piero, che lascia la moglie Graziella e la figlia Stefania, tuttavia era stato anche molto altro. Da principio aveva lavorato al Jockey Club, l'ente tecnico del galoppo. Successivamente era diventato anima e corpo dell’ufficio tecnico di Capannelle, occupandosi della programmazione tecnica, fino a quando non era andato definitivamente in pensione. E si era occupato pure della segreteria di Corridonia.
La mattina, prima di andare al lavoro, lasciava in anticipo la casa sopra le vecchie scuderie per raggiungere la tribunetta delle piste a Ciampino e seguire gli allenamenti dei cavalli più importanti, specie alla vigilia delle classiche di primavera. Il padre Vincenzo era stato prima fantino e poi allenatore, sua figlia Stefania ha pure la patente di allenatrice. Piero invece per un po' aveva anche montato in corsa come gentleman rider: Polemista il cavallo che gli aveva dato le maggiori soddisfazioni. Negli ultimi anni su UnireSat, in coppia con Mario Berardelli, aveva contribuito con le proverbiali passione e competenza alla tradizionale presentazione delle principali giornate di corse a Capannelle, con pronostici e segnalazioni, e qualcuno gli aveva anche dedicato un'attenzione davvero speciale: Ilcavallodipiero, appunto un cavallo così chiamato in omaggio alle sue segnalazioni.
Nella foto Piero Celli tra White Muzzle e il dottor Giampiero Brotto dopo il Derby 1993, che il portacolori dell’Allevamento White Star vinse consacrato dal suo urlo «Canter di White Muzzle!»