Antonio Di Carlo era abituato ai tackle in mezzo al campo, quando giocava al calcio: Roma in Serie A, prima e dopo anche Arezzo, Genoa, Parma e Ancona in B. E di carattere è uno bello tosto, ottimista, che mette grande entusiasmo in ogni sua iniziativa. Allora poco da stupirsi se ad azione (le botte prese in questo periodo di Covid-19, da ristoratore e proprietario di cavalli da corsa) lui replica con reazione (allargando il suo “Frantoio”, a Ostia Antica, con l’acquisizione di un altro locale attiguo, e studiando i cataloghi delle aste inglesi e irlandesi, a caccia di nuovi purosangue per la scuderia).
«Il 4 maggio ho riaperto il ristorante con l’asporto, ma è stato un buco nell’acqua, e da lunedì con la gente ai tavoli. Certo, con 45 coperti anzichè 120, però per fortuna la gente sta rispondendo bene, il primo giorno c’era il pienone, e un po’ alla volta ci rimettiamo in piedi con il lavoro, dopo che però a queste condizioni sono stato costretto a mandare via otto persone. I cavalli sono la mia passione, il mio divertimento, ma qui in Italia davvero verrebbe voglia di spendere i soldi diversamente. Una barca, per dire, o altro...».
Di Carlo lunedì ha scritto una lettera “aperta” al Governo e al sottosegretario del Mipaaf con delega all’ippica, Giuseppe L’Abbate, girata poi sui social e rimbalzata anche su qualche agenzia di stampa. “Noi siamo pronti, in sicurezza lavoriamo e ci alleniamo tutti i giorni. Che differenza farebbe, correre? Non è un controsenso? Allora dateci la possibilità di ricominciare, ma subito!”: queta la sua sollecitazione, senza giri di parole.
«Gli ippodromi non si sono mai fermati, i centri di allenamento neppure, perché quindi continuare a bloccare le corse ippiche quando ormai tutta l’Italia o quasi è stata riaperta?».
Ieri è stato inviato agli ippodromi il protocollo con le linee guida da applicare nelle giornate di corse, non è venuta fuori invece una data per la ripartenza.
«Una presa in giro, la data che ancora non c'è. Non capisco cosa scontiamo, noi ippici: forse il fatto di essere rappresentati da troppe associazioni, troppi interlocutori, quando c’è da confrontarsi con le istituzioni. Per fortuna qui in Italia, a differenza dell’estero, il proprietario potrà andare all’ippodromo per seguire il proprio cavallo».
Ecco, appunto: il ristorante è ripartito, i cavalli come stanno?
«Sono pronti per correre, non vedo l’ora. Da Agostino Affè ho Cacciante, con il quale puntiamo al Parioli, La Piaciona e Gabry My Son, e un paio di puledri, questi in società con un altro ristoratore, Maurizio Trivelloni. E poi un altro 2 anni a Pisa da Ciccio Santella. Vediamo come vanno questi sei e il ristorante: spero bene, così magari vado a Newmarket o Goresbridge a comprare qualcosa».
Nella foto la vittoria di Cacciante nel Premio Rumon 2019