ROMA - Maltrattamenti, comportamenti vessatori e abusi psicologici. Sono pesanti le accuse nei confronti di Emanuela Maccarani, fino a pochi mesi fa celebrata per i suoi successi (allena dal 1996, è tra i c.t. più vincenti della storia) e da ieri ufficialmente indagata dalla Procura della Repubblica di Monza. L’ufficio guidato dal procuratore Claudio Gittardi ha iscritto al registro degli indagati anche l’assistente di Maccarani, Olga Tishina. È l’ennesimo capitolo di una vicenda cominciata alla fine di ottobre con le denunce delle ex farfalle Nina Corradini e Anna Basta, alle quali hanno fatto seguito una serie di altre testimonianze - tutte dello stesso tenore - arrivate da ogni angolo del Paese e a qualsiasi livello, dalle ex azzurre che hanno gareggiato per le nazionali di ritmica e artistica alle bambine alle prime armi, dall’Accademia di Desio (commissariata) alle piccole palestre di provincia. È il sistema della ginnastica italiana - un’eccellenza internazionale che faceva invidia al mondo - a essere stato messo in discussione. Del resto, anche il ministro per lo Sport, Abodi, ha detto pubblicamente che «le medaglie non coprono errori e comportamenti inadeguati».
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Denunce
L’ossessione per il peso forma, le imposizioni dei tecnici, le punizioni umilianti, le offese verbali, i divieti relativi al consumo di cibi e bevande, i conseguenti disturbi alimentari e psicologici: nel “fascicolo ginnastica” c’è talmente tanto da chiarire che non è bastata la promessa di «fare pulizia» in ambito sportivo da parte del presidente federale Tecchi, al quale va riconosciuto di aver subito attivato gli organi preposti (procura federale e struttura indipendente di ascolto, il Safeguarding Office, potenziata con nuove figure) e di non aver mai messo in discussione le parole delle atlete.
Oltre alla giustizia sportiva, si è infatti mossa con tempi rapidi pure la Magistratura ordinaria. E per la prima volta due persone sono finite nel registro degli indagati. Secondo le indiscrezioni, Maccarani e Tishina sarebbero state raggiunte da un provvedimento di sequestro dei cellulari, contro il quale avrebbero già proposto ricorso al tribunale del Riesame. Con una curiosa coincidenza di tempistiche, proprio ieri mattina la procura federale della FGI ha depositato sulla piattaforma Coni l’atto con cui si comunica la chiusura dell’indagine sportiva. Il 4 gennaio verrà notificato il provvedimento. Due le strade disponibili: il deferimento per eventuali responsabilità oppure l’archiviazione.
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Futuro
Nelle loro testimonianze a mezzo stampa, le ex farfalle puntavano il dito soprattutto nei confronti di «una allenatrice». Il cerchio era abbastanza ristretto, considerato lo staff esiguo (3-4 persone) che lavora quotidianamente a Desio, vivendo in simbiosi con le ragazze, e nell’incontro del 14 novembre il procuratore Gittardi aveva chiesto a Corradini e Basta di essere ancora più precise. Durante l’audizione sono stati forniti ulteriori dettagli, in particolare sulla durata e la reiterazione dei presunti abusi, e le due ex ginnaste avrebbero confermato il nome della direttrice tecnica della ritmica. Emanuela Maccarani, che è anche membro di Giunta Coni in rappresentanza dei tecnici, non si è dimessa, né è stata sospesa dalla federazione. Alla luce delle ultime novità, però, le cose potrebbero cambiare. «Aspetto la chiusura delle indagini e mi attengo al silenzio come fatto finora - le parole della 56enne a LaPresse, dopo settimane di “no comment” - Più avanti sarò lieta di dire la mia, sperando che le indagini siano rapide nell’interesse mio e soprattutto delle ginnaste». Nessuna decisione sul suo futuro verrà comunque presa prima del 12 gennaio, data in cui il presidente Tecchi ha convocato il Consiglio federale, che farà una valutazione politica sul caso. L’Accademia di Desio riaprirà le porte il 2 gennaio dopo le festività ed entrambe le allenatrici indagate dovranno rispondere alla convocazione.