Raffaeli sente di avere un vulcano dentro, al punto da scrivere ogni volta questa parola sul nastro che la accompagna in pedana. Anche se le emozioni riesce a domarle in modo straordinario, mostrandosi timida e taciturna. Sofia preferisce comunicare con il corpo. La “formica atomica” di Chiaravalle ha compiuto 18 anni a gennaio, ma nella sua bacheca ci sono già due primi posti in Coppa del Mondo e soprattutto il bronzo al Mondiale in Giappone (il primo podio nel cerchio per un’individualista azzurra). Domani gareggerà a Folgaria nella Final Six della Serie A1. I gironi - la Ginnastica Fabriano di Raffaeli sfiderà l’Udinese nel gruppo A, Viareggio e Chieti si affronteranno nel gruppo B, San Giorgio ‘79 di Desio e Iris Giovinazzo nel C - porteranno tre squadre alla finalissima (ore 14, diretta La7) dopo le doppie sfide sui quattro attrezzi.
Raffaeli, Fabriano vince lo scudetto da 5 anni e vi danno per favorite.
«Ci stiamo preparando abbastanza bene, siamo un grande gruppo e vogliamo vincere ancora».
Cosa le resta del bronzo mondiale?
«Una forte emozione. Ho scritto una pagina di storia della ginnastica italiana, ma è solo l’inizio. Devo migliorare molto di più. In cosa? In tutto. La pulizia, il valore dell’esercizio, le difficoltà di corpo. Punto alla perfezione».
Al Mondiale è salita sul podio dietro una russa e una bielorussa. Adesso sono fuori da tutto.
«Gareggiare senza di loro è sicuramente diverso. Se è giusto non saprei, mi dispiace però che non possiamo competere tutte insieme».
Qual è la giornata tipo di Sofia Raffaeli?
«In palestra dalle 8.30, pausa pranzo alle 13.30, alle 14.30 ricominciamo ad allenarci e poi scuola dalle 18 alle 20. Quest’anno farò l’esame di maturità, con otto ore di allenamento non è facile studiare. Amo fisica e matematica. I calcoli sono importanti nella ginnastica, bisogna fare le cose con molta precisione».
E la famiglia?
«Quando posso torno a casa per il fine settimana, anche per salutare mio nonno Nello. Quando ho cominciato a fare ritmica lui mi accompagnava ogni giorno a Fabriano e mi riportava a casa. Lo ringrazierò per sempre».
Qual è stato il primo approccio con la ginnastica?
«Ho iniziato a 3 anni con l’artistica, poi a 7 anni sono passata alla ritmica. In casa mi muovevo molto: ruote, capriole e verticali. Così mamma mi ha portato in palestra. Cerchio e clavette sono i due attrezzi che mi rappresentano di più».
Dicono di lei che ha una grande qualità, la fantasia.
«Questa disciplina non è solo tecnica o precisione. Servono anche estro e divertimento. Questo sport ti permette di esprimerti, di inventare cose nuove».
La chiamano "formica atomica". Chi le ha dato questo soprannome?
«Da piccolina ero molto veloce, è stata Fabrizia D’Ottavio a chiamarmi così. Caratterialmente sono un vulcano, lo scrivo sul nastro perché mi dà la carica».
C’è un elemento del codice internazionale che si chiama “Il Raffaeli”. Cosa significa per lei?
«È una bellissima sensazione. Lo faccio in tutti gli esercizi: è un giro con la gamba alta che si chiama tilt, però, la gamba sopra è piegata».
A giugno gli Europei a Tel Aviv, a settembre i Mondiali.
«I Mondiali a Sofia, la città che si chiama come me. Spero che continui a portarmi bene, visto che lì ho vinto la mia prima medaglia». E le Olimpiadi del 2024? «È l’obiettivo principale, il sogno più grande».