E' partita oggi una nuova Pedalata della Speranza

L'ematologo Roberto Laudati sale di nuovo in sella, un anno dopo. Questa volta andrà da Torino a Bari. “Nel 2021 ho ricevuto la diagnosi che ha cambiato la mia vita, da medico mi sentivo invulnerabile, passare dal curare all’essere curato cambia il punto di vista”. Il messaggio pedalando è che l'attività fisica aiuta la cura e smorza gli effetti collaterali della chemioterapia
E' partita oggi una nuova Pedalata della Speranza
Valeria Ancione
7 min

Ci sono ponti e ponti. Ponti inutili e ponti necessari. Quello di Roberto Laudati con la sua Pedalata della Speranza, è un ponte che unisce, che porta da una sponda all'altra una prova tangibile di speranza, una soluzione di salvezza che parte da se stessi, soprattutto quando il corpo malato domina la testa: un corpo bisognoso di medicine, sì, ma anche di una energia che può trovare solo dentro di sé per non soccombere.

PASSARE DALL'ALTRA PARTE. Laudati, medico ematologo, si è ammalato del linfoma non Hodgkin e la vita gli si è rivoltata contro. C'era da lasciarsi andare o trovare una soluzione. Nonostante l'avvilimento iniziale per essere stato catapultato dall'altra parte, non più quello che somministrava le cure, ma quello che le subiva, Roberto ha ascoltato il suo corpo. “Nel dicembre 2021 ho ricevuto la diagnosi che ha cambiato la mia vita, da medico mi sentivo invulnerabile – racconta il medico – passare dal curare all’essere curato cambia del tutto il proprio punto di vista, ero io quello che dava indicazioni e prescrizioni e mi sono ritrovato a dover attraversare, da protagonista, il percorso diagnostico e di cura. Ma ho deciso di non lasciarmi abbattere: ho iniziato un programma di attivita? fisica che mi ha notevolmente aiutato nel contrastare gli effetti collaterali della terapia e, spero, la malattia stessa”.

L'anno scorso è salito in sella e ha pedalato da Torino fino a Roma con l'obiettivo di parlare dell’importanza dell’attivita? fisica per migliorare la qualita? di vita dei pazienti onco-ematologici e sensibilizzare medici, operatori sanitari, pazienti. Così questa mattina è ripartito per una nuova avventura e per farsi ponte superando Roma, andando a Sud, fino in Puglia. "Oggi ho 70 anni, rispetto alla passata edizione non è cambiato molto. Certo un anno in più ha un peso. Mi sono sempre allenato però, nonostante gli impegni familiari. Però sto bene. Anche gli ultimi controlli sono stati tutti negativi, adesso saranno diradati nel tempo. E nel frattempo ho conosciuto tanti altri pazienti. Uno è qui con me, Gianluca, di Milano, ha appena finito un ciclo di chemioterapia, e nonostante debba affrontare un altro trapianto il 15 maggio è pronto a pedalare. Proverà a fare 20-30 chilometri con noi. Siamo allegri e abbiamo bevuto un po' di vino. Con me c'è anche Giovanni che di anni ne ha 77".

LAUDATI, UN PONTE DI SPERANZA. Questo è Laudati, lui è un ponte di speranza. Lui che ha curato i bambini e che quando si è ammalato si è dovuto rimettere a "studiare" per capire la sua malattia, perché Hodgkin è una cosa, non Hodgkin un'altra, e si è inventato un altro sé. Ha pedalato in casa durante la chemio, perché a uscire di inverno non ce la faceva. Ha creduto al programma e al fatto che la testa non può fare tutto da sola e che testa e corpo vanno avanti assieme. Ha pedalato anche quando non ne aveva forza e voglia (per quanto la chemio ti mette al tappeto). Laudati sa cosa vuol dire sperare, non perché ha studiato, ma perché ha provato sulla sua pelle tutto: la paura, la fatica, i dolori. Sperare non è un'illusione. Curarsi da un tumore non richiede coraggio né guerrieri, come siamo soliti sentire, richiede ascolto del proprio corpo, attenzione, volontà e fiducia. Anche buon umore e lo sport si sa, anche questo fa. Ecco tutti i pilastri del ponte che Laudati va piantando da Nord a Sud. 

Questa mattina  il dottore è partito (nella foto è il primo) dall’Ematologia pediatrica di Torino in sella alla sua bici a pedalata assistita, per raggiungere Bari l'11 maggio, Ematologia IRCCS Giovanni Paolo II. La “Pedalata Arcobaleno della Speranza” prevede un viaggio in 8 tappe e oltre 1100 chilometri. 

MALATTIA E SPORT.  In Italia ogni anno si ammalano circa 30.000 persone di leucemia, linfoma e mieloma. E’ importante far conoscere ai pazienti e alle loro famiglie che l’attività fisica agisce come una medicina, che può migliorare la loro vita sotto tanti punti di vista.

Le diagnosi leucemia, linfoma e mieloma sono in aumento a causa dell’invecchiamento generale della popolazione ma le speranze di vita sono maggiori: il 40-50% dei malati può addirittura aspirare alla guarigione. Inoltre, i notevoli progressi della medicina hanno fatto sì che molte delle malattie considerate mortali si siano trasformate in croniche. Complessivamente in Italia, circa 2 milioni e 250mila gli italiani che vivono con una diagnosi di tumore (fonte AIOM).

“L’attività motoria, anche per chi si sottopone alla chemioterapia, è fondamentale non solo per migliorare la qualità di vita dei pazienti ma anche per prevenire gli effetti collaterali delle terapie oncologiche a lungo termine – Un’attività fisica personalizzata sulle caratteristiche del paziente, che nelle prime 8-12 settimane deve essere seguito da un “allenatore esperto”, riesce a restituire buona parte della perdita di efficienza fisica, psicologica e mentale e pone le basi per la prevenzione di altre complicazioni, spiega la dottoressa Maria Christina Cox, ematologa del Policlinico Tor Vergata di Roma e docente di esercizio fisico adattato nei pazienti Oncologici, presso l’Universita? Telematica San Raffaele.

Numerosi studi hanno dimostrato che le persone che hanno avuto un tumore e si sono mantenute fisicamente attive manifestano una maggiore aderenza alle terapie, presentano un minor rischio di recidive e un aumento della sopravvivenza rispetto alle persone inattive.

L'ARCOBALENO DELLA SPERANZA.La pedalata ha un duplice obiettivo afferma Maria Stella Marchetti, presidente dell'associazione L’Arcobaleno della Speranza Odv - Sensibilizzare medici, operatori sanitari e pazienti sull’importanza dell’attività fisica e raccogliere fondi per finanziare due borse di studio destinate a esperti di scienze motorie per realizzare un progetto di esercizio fisico adattato ai pazienti onco-ematologici. Sara? possibile seguire la manifestazione sui canali social dell’Associazione. E sul sito dell'Associazione stessa fare le donazioni.

Ci sono ponti e ponti. Ponti inutili e ponti necessari come questo di Roberto e dell'Arcobaleno della Speranza: il ponte della solidarietà.


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