Ciclismo, mistero Froome: ha bisogno di cure
Il detentore del Tour si presenta al via fra i dubbi: «Li capisco. Ma dimostrerò che lo sport è cambiato»
ROMA - Di corridori malati sono pieni gli archivi. Ci siamo abituati, negli anni, a tollerare che atleti bisognosi di cure si schierino alla partenza di un grande giro invece di stare a casa o in ospedale. Ci sembra ormai normale il lungo elenco di ciclisti asmatici capaci di vincere le classiche o di fare classifica al Giro o al Tour, come se l’asma non fosse la malattia invalidante che è. Ma il caso di Chris Froome ha del clamoroso. Il vincitore dell’ultimo Tour, che sabato si presenterà al via della Grande Boucle come favoritissimo, negli ultimi tre anni ha fatto il ciclista professionista (con ottimi risultati) combattendo nello stesso tempo con almeno cinque malattie gravi se non gravissime. L’attenzione su Froome si è riaccesa dopo che durante una tappa del Delfinato la tivù francese lo ha inquadrato mentre si spruzzava l’ormai tristemente noto Ventolin. «Ha l’asma cronica», lo ha giustificato il Team Sky, svelando che Chris ne soffre da quando era bambino. Anche il Romandia, al principio di maggio, si era portato dietro polemiche e sospetti: l’Uci è stata accusata di avere consentito a Froome l’uso di un corticoide, il prednisolone, avendo saltato qualche procedura. Ma è finito tutto in niente. La domanda è: perché Froome, se è malato, vuole correre il Tour de France?
MALATTIE - Due inviati del Daily Mail, Nick Harris e Teddy Cutler, hanno appena pubblicato un reportage straordinario: hanno ricostruito gli ultimi tre anni della vita di Froome, scoprendo che il britannico (nato in Kenya e cresciuto in Sudafrica) quando non era in bicicletta faceva il giro dei medici. Ha consultato almeno otto specialisti in sei cliniche distribuite su quattro diversi Paesi. Nello stesso periodo si sarebbe curato assumendo più di una dozzina di dosi di almeno sei diversi farmaci per cinque distinte patologie. Vi fa impressione? Perché non avete ancora sentito le malattie. Lo scorso dicembre, pochi mesi dopo il trionfo sui Campi Elisi, lo stesso Froome ha dichiarato di aver finalmente sconfitto la schistosomiasi che lo tormentava da quattro anni: si tratta di una malattia parassitaria tropicale che si prende dall’acqua contaminata e che uccide fino a 200mila persone l’anno. In più, Froome ha avuto il tifo, trattato con Gabbroral e Azimax. Soffre di orticaria (sembra che di notte si gratti fino a sanguinare) che cura con antistaminici. Non è finita: ha un’altra malattia parassitaria, la blastocistosi, che causa diarrea, crampi addominali e perdita di peso, e che va risolta con antibiotici. E per finire l’asma. Robetta, a questo punto.
CERTIFICATI - In principio fu Lance Armstrong, che alla fine delle tappe andava all’antidoping con un faldone di certificati. Adesso sappiamo che la sua terribile malattia - vera - era servita a coprire un sistema di doping agghiacciante. Ma non sono mancati i suoi eredi, a partire da Floyd Landis, che al Tour del 2006 doveva essere aiutato quando scendeva dalla bici e zoppicava vistosamente: sui Campi Elisi trionfò lui, poi però il successo gli fu tolto per doping. Anche Landis si giustificò dicendo che aveva problemi grossi di salute, alla tiroide. Tempo dopo confessò tutto quanto, e inguaiò Armstrong. Quel Tour, per la storia, lo ha vinto lo spagnolo Oscar Pereiro Sio. Qualcuno di voi se lo ricorda?
OSSESSIONI - Tornando a Chris Froome, quando fu assunto dal Team Sky nel 2009 doveva essere uno dei tanti gregari di Wiggins. Diventò molto di più, fino a succedergli nell’albo d’oro del Tour. Quest’anno ha preteso che il baronetto non fosse nella squadra che lo affiancherà sulle strade di Francia: troppo carisma, evidentemente, eppure l’intelligenza tattica di Wiggins avrebbe fatto comodo. Insomma, Froome probabilmente dominerà, forte com’è in salita e a cronometro. Nibali e Contador dovranno ricorrere alle loro doti di improvvisazione per attaccarlo con coraggio e provare a tendergli qualche imboscata. Quanto a Froome, sembra già di vederlo: ossessivamente in contatto con l’ammiraglia via radio, lo sguardo fisso al misuratore di potenza sul manubrio, un automa. Che non gode di buona salute, in effetti.
© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di CiclismoMALATTIE - Due inviati del Daily Mail, Nick Harris e Teddy Cutler, hanno appena pubblicato un reportage straordinario: hanno ricostruito gli ultimi tre anni della vita di Froome, scoprendo che il britannico (nato in Kenya e cresciuto in Sudafrica) quando non era in bicicletta faceva il giro dei medici. Ha consultato almeno otto specialisti in sei cliniche distribuite su quattro diversi Paesi. Nello stesso periodo si sarebbe curato assumendo più di una dozzina di dosi di almeno sei diversi farmaci per cinque distinte patologie. Vi fa impressione? Perché non avete ancora sentito le malattie. Lo scorso dicembre, pochi mesi dopo il trionfo sui Campi Elisi, lo stesso Froome ha dichiarato di aver finalmente sconfitto la schistosomiasi che lo tormentava da quattro anni: si tratta di una malattia parassitaria tropicale che si prende dall’acqua contaminata e che uccide fino a 200mila persone l’anno. In più, Froome ha avuto il tifo, trattato con Gabbroral e Azimax. Soffre di orticaria (sembra che di notte si gratti fino a sanguinare) che cura con antistaminici. Non è finita: ha un’altra malattia parassitaria, la blastocistosi, che causa diarrea, crampi addominali e perdita di peso, e che va risolta con antibiotici. E per finire l’asma. Robetta, a questo punto.
CERTIFICATI - In principio fu Lance Armstrong, che alla fine delle tappe andava all’antidoping con un faldone di certificati. Adesso sappiamo che la sua terribile malattia - vera - era servita a coprire un sistema di doping agghiacciante. Ma non sono mancati i suoi eredi, a partire da Floyd Landis, che al Tour del 2006 doveva essere aiutato quando scendeva dalla bici e zoppicava vistosamente: sui Campi Elisi trionfò lui, poi però il successo gli fu tolto per doping. Anche Landis si giustificò dicendo che aveva problemi grossi di salute, alla tiroide. Tempo dopo confessò tutto quanto, e inguaiò Armstrong. Quel Tour, per la storia, lo ha vinto lo spagnolo Oscar Pereiro Sio. Qualcuno di voi se lo ricorda?
OSSESSIONI - Tornando a Chris Froome, quando fu assunto dal Team Sky nel 2009 doveva essere uno dei tanti gregari di Wiggins. Diventò molto di più, fino a succedergli nell’albo d’oro del Tour. Quest’anno ha preteso che il baronetto non fosse nella squadra che lo affiancherà sulle strade di Francia: troppo carisma, evidentemente, eppure l’intelligenza tattica di Wiggins avrebbe fatto comodo. Insomma, Froome probabilmente dominerà, forte com’è in salita e a cronometro. Nibali e Contador dovranno ricorrere alle loro doti di improvvisazione per attaccarlo con coraggio e provare a tendergli qualche imboscata. Quanto a Froome, sembra già di vederlo: ossessivamente in contatto con l’ammiraglia via radio, lo sguardo fisso al misuratore di potenza sul manubrio, un automa. Che non gode di buona salute, in effetti.