Jacobs, come sta e cosa farà adesso prima delle Olimpiadi

Dopo il 9”92 di Turku, emergono diverse similitudini con la stagione che lo laureò campione in Giappone
Franco Fava
5 min
Gli exploit sui 100 di Marcell Jacobs e Chituru Ali nello stadio di Turku, una volta consacrato alle imprese di mezzofondisti e giavellottisti, hanno ulteriormente galvanizzato il mondo azzurro, iniettando un’altra buona dose di euforia dopo le 24 medaglie degli Europei di Roma. Il 9”92 di Jacobs e il 9”96 di Ali suggeriscono più di un’analisi tecnica in vista dell’Olimpiade per quanto riguarda la prova individuale, ma lanciano anche interrogativi circa la composizione della 4x100, che difenderà l’oro di Tokyo. «Jacobs ha evidenziato sensibili miglioramenti in Finlandia e altri ne farà da qui a Parigi - l’analisi del professor Filippo Di Mulo, guru indiscusso delle nostre staffette - Da qui ai Giochi sarà in grado di correre sui 9”80 (crono che lo consacrò oro olimpico tre anni fa). In finale può accadere di tutto, ma sono certo che Marcell ci arriverà al top. Con 9”92 ha dato un forte segnale al mondo e anche se a Parigi si presenterà con il 4° o 5° tempo stagionale andrà in pista con una grande carica mentale: A questo punto credo che un altro paio di gare da 10” gli basteranno prima dei Giochi». 

Jacobs e l'incredibile media gara

Tanto ottimismo viene anche dai numeri. Dopo otto gare disputate in un solo mese e mezzo, dall’esordio a Jacksonville (10”11) fino al 9”92 di martedì (terzo crono più veloce dopo i 9”84 e 9”80 di Tokyo), la media stagionale dei risultati è scesa a 10”04 (era 10”12 dopo le prime tre uscite). Media che avvicina quella record di 10” netti della stagione olimpica, quando corse i 100 nove volte. Solo a Tokyo Marcell era riuscito a scendere due volte di fila in pochi minuti sotto i 10”, come fatto ai Paavo Nurmi Games (9”99 e 9”92), portando a nove i tempi sotto il muro dei 10” netti, incluso un ventoso 9”99 a Savona lo scorso anno. A 45 giorni dalla finale olimpica allo Stade de France (4 agosto alle 21.50), si ha l’impressione che questa stagione sia destinata a risultare la più veloce di tutti i tempi per Marcell. Analizzando il percorso della fase preolimpica del 2021, ci sembra di scorgere molte analogie con quella attuale. I miglioramenti cronometrici (andati di pari passo con quelli della tecnica, salvo il 28 maggio a Ostrava), sono diventati gara dopo gara più consistenti con un progresso di quasi due decimi rispetto all’esordio. Nel 2021 olimpico, dopo il primo record italiano di 9”95 a Savona, tornò a sfrecciare sotto i 10” (9”99) solo alla DL di Montecarlo, ultima gara prima di Tokyo. Ma nel frattempo aveva regalato ottime impressioni sia agli Assoluti di Rovereto (10”01 controvento) che a Stoccolma (10”05 sempre con un metro di vento in faccia). A Tokyo Marcell arrivò con solo cinque gare sui 100. Ma con un fardello di una dozzina di uscite sui 60 indoor. Attività invernale da cui si è astenuto quest’inverno, causa il trasferimento in Florida. A Parigi ne avrà molte più nelle gambe, frutto della filosofia del nuovo coach Rana Reider.  
Inoltre, in attesa dei Trials Usa di fine mese, il panorama mondiale dei 100 ha visto finora solo 19 sprinter infrangere i 10”, uno dei numeri più bassi dell’ultimo decennio a questo punto della stagione. 

La staffetta e le idee di Jacobs

L’esplosione di Ali pone anche problemi di abbondanza a Di Mulo per la composizione della 4x100. Sull’ipotesi di inserire il comasco nel quartetto, il tecnico siciliano ammonisce: «Non dobbiamo fare come gli americani, altrimenti che ci sto a fare?». Tradotto: non è la somma dei tempi individuali a fare la fortuna della 4x100, ma i cambi rodati e velocissimi. «Ali a Turku è andato fortissimo, è partito anche meglio di Jacobs, poi però si è contratto nel finale: ora rotta la barriera dei 10” non può che continuare a crescere - l’analisi - Ma anche se lo avessi a disposizione per il quartetto a cosa serve guadagnare due decimi se poi ne perdi il doppio nel cambio? E per recuperare non puoi certo fare una frazione da 8”6. Neanche Usain Bolt. A Budapest 2023 (argento dietro gli Usa) il secondo cambio di Jacobs fu fatto in 2”69, ma a Eugene e a Monaco 2022 si arrivò ai 3”».  

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