ROMA- È bastata una sola stagione perché il Volleyrò gli entrasse nel cuore, ma nella vita di un uomo coscienzioso e di sani principi ci sono delle priorità e la famiglia viene al primo posto. Le strade di Federico Di Toma e del Volleyrò Casal de’ Pazzi si dividono in grande amicizia e il tecnico dal prossimo anno non siederà più sulla panchina dell’Under 16. È stata una scelta difficile ma ponderata, sofferta ma necessaria, giunta al termine di una lunga riflessione.
L'INTERVISTA-
« Vorrei – spiega l’allenatore impegnato a Chiavenna con lo staff tecnico della Nazionale Under 18 – che passasse chiaramente questo messaggio: la mia situazione familiare mi costringe a tornare a casa, perché mia moglie Barbara da sola non ce la fa. Con i bimbi, la casa e il lavoro, non è giusto che le responsabilità della famiglia ricadano soltanto su di lei. Non avrei lasciato il Volleyrò per nessun altro motivo al mondo ».
Federico, partiamo dall’inizio. Quando sei arrivato al Volleyrò, ti aspettavi di trovarti così bene?
« Nella mia vita ho girato tanto per lavoro e ho affrontato ogni tipo di situazione. Per questo motivo, non mi spaventava il fatto di trovarmi in un ambiente nuovo e in una città diversa dalla mia. È ovvio che quando si inizia una nuova avventura ci sono delle incognite. Non conoscendo le persone che sono già dentro, non si sa mai come potrebbe andare a finire. Una cosa è certa: tutte le mie migliori aspettative non soltanto sono state confermate ma, se possibile, hanno superato ogni più rosea previsione. Non credevo che mi sarei trovato così bene ».
Cosa ti ha colpito di più dell’ambiente al tuo arrivo a Roma?
« Da avversario il Volleyrò viene percepito come una potenza, una macchina in cui tutto sembra girare alla perfezione, ma non si riesce a cogliere quella che in realtà è l’essenza di questa società. Esternamente ti colpiscono la perfetta organizzazione e più in generale tutto ciò che riguarda l’aspetto pallavolistico, dalla qualità dello staff allo straordinario reparto di atlete. Da dentro, invece, ci si rende conto che tutto nasce dai rapporti umani ed è da lì che scaturiscono i continui successi pallavolistici ».
Quali sono i ricordi più belli che porterai con te dopo questa esperienza al Volleyrò?
« Più che i ricordi, sono contento di avere conosciuto tante meravigliose persone, sia dello staff tecnico sia di quello dirigenziale. Mi vengono in mente le riunioni tecniche a cena con il presidente Caruso e Peppe Menetti quando, tra un piatto e l’altro, si riusciva a parlare anche di volley. Scherzi a parte, senza togliere niente a nessuno vorrei ringraziare soprattutto Armando Monini e Laura Bruschini per la stima e la fiducia che mi hanno dimostrato in ogni momento, anche dopo la finalissima persa ai Campionati Nazionali Under 16. Anche con Luca Cristofani ho avuto un rapporto di grande correttezza. Nonostante fosse il direttore tecnico, non ha mai fatto pesare i suoi gradi. Da lui ho ricevuto sempre sostegno e rispetto. Ribadisco che il mio unico problema è di natura familiare ».
In che cosa ti senti arricchito al termine di questa tua esperienza di allenatore del Volleyrò?
« Dal punto di vista professionale venire a contatto con tutte le eccellenze tecniche e dirigenziali del Volleyrò mi ha certamente fatto crescere, perché quando interagisci con simili professionisti non è possibile non uscirne migliorato. Dal lato umano porto con me dei momenti splendidi, passati con gente di valore e di grande cuore che si mette al servizio di noi allenatori e delle ragazze per darci la possibilità di pensare soltanto agli allenamenti e alle partite, senza preoccuparci di nessun altro aspetto della vita quotidiana ».
Cosa ti senti di dire alle tue ragazze dell’Under 16 che lasci e che hai seguito costantemente per tutta la stagione?
« Per prima cosa le voglio ringraziare per l’impegno e la dedizione che ci hanno messo durante tutto l’anno. Mi dispiace non essere riuscito a dare loro il tanto agognato scudetto, perché per il lavoro che hanno svolto se lo sarebbero meritato davvero. Il rammarico maggiore è di non continuare ad allenarle per riprenderci quel titolo nazionale che ci è sfuggito soltanto alla fine. È un gruppo molto giovane, con tanti margini di crescita e sono certo che ripartiranno con rinnovate ambizioni e saranno protagoniste anche nella prossima stagione ».
Ne parli spesso, ancora non hai completamente digerito il secondo posto alle Finali Nazionali Under 16?
« Sono sincero, ancora no. Però penso anche che abbiamo affrontato un campionato di Serie B2 e uno Under 16 con un gruppo composto per la maggior parte da atlete del 2002. Era una squadra totalmente nuova, i cui elementi si conoscevano poco, a parte le ragazze che provenivano dall’Under 14. A livello di risultati è stata comunque una stagione positiva, proprio perché condotta con una formazione più Under 15 che Under 16. Il fatto che, nonostante questo, non ci siamo mai trovati nella zona calda della classifica di Serie B2 mi riempie di orgoglio e mi fa pensare che questo gruppo è destinato a crescere ancora tanto ».
Siamo giunti al termine di questa tua avventura, non si poteva proprio trovare una soluzione diversa?
« Francamente no. Con Armando Monini e Laura Bruschini ne abbiamo parlato e abbiamo convenuto che per il bene della società e della mia famiglia non poteva andare altrimenti. Li conosco come due persone di grandi valori, che trasmettono alle ragazze sani principi, e sono certo che abbiano capito i motivi della mia scelta. Anche loro sono genitori e hanno compreso che prima di essere un allenatore sono un marito e un padre. Mi dispiace non aver regalato a entrambi la gioia dello scudetto perché, per tutto quello che fanno, se lo sarebbero strameritato. Ma lo sport è questo e soltanto una squadra alla fine vince. Fortunatamente questo dispiacere presto passerà e mi rimarranno soltanto bei ricordi ».
Ora che le vostre strade si dividono ufficialmente, cosa ti senti dire per concludere?
« Rimarrò sempre legato al Volleyrò, continuerò a seguire la squadra e la crescita delle ragazze. Magari potremmo ritrovarci da avversari e sarà un piacere riabbracciare tante persone che mi sono entrate nel cuore. Poi chi lo sa, due strade che per un po’ si dividono nel loro percorso possono trovare il modo di incrociarsi nuovamente ».