OSAKA (GIAPPONE)- Poche ore dopo la conquista della medaglia d’argento alla Grand Champions Cup, il ct azzurro Gianlorenzo Blengini, ha rilasciato una intervista in cui ha spaziato su tanti argomenti: l’attività, azzurra, il significativo successo sugli Stati Uniti, le emozioni che suscita il giocare in Giappone, il prossimo Mondiale
Conclusa la Grand Campions Cup la stagione azzurra va in letargo, tornerà in campo a primavera per preparare il Mondiale, che giocherà in casa?
« Io credo che per quel che riguarda le nazionali le stagioni siano una legata all’altra. In maglia azzurra ci devono stare quei giocatori che si dimostrano di qualità durante le manifestazioni internazionali e il lavoro in azzurro, ma anche che durante il campionato riescono a proseguire un percorso tecnico, di qualità, di crescita generale. Io credo che tutte le stagioni siano collegate una con l’altra ».
Quanto è stato importante questo torneo chiuso con la medaglia d’argento?
« Sicuramente molto, soprattutto per l’esperienza che la squadra ha fatto e che sarà preziosa per il futuro ».
Per arrivare alla medaglia l’Italia ha dovuto battere gli Stati Uniti, con cui aveva battagliato anche nella semifinale olimpica di Rio. Qui Anderson e compagni erano al gran completo e sulla carta anche in forma, visto che tra poco sono attesi dalle qualificazioni mondiali. Questo match ha dimostrato che loro hanno ancora diverse lacune e che l’Italia può crescere ancora tanto?
« Chi è dentro questo sport e ragiona in maniera oggettiva e razionale, non strumentale, sa che le partite vanno giocate. Noi mettiamo sempre sull’avviso la squadra quando un avversario ha qualcosina in meno, perché ci sono sempre insidie, lo sport è cosi, soprattutto la pallavolo è fatta così. Se quella di Rio era una semifinale, quella di Osaka era una finale a tutti gli effetti. Se avessimo perso sarebbe stato impossibile andare sul podio. Quanto meno l’abbiamo affrontata come una finale. E credo che si sia visto. Attraverso queste esperienze, attraverso i feedback di queste partite, si cresce e si impara a vivere certi momenti, a superare le difficoltà a resistere alle pressioni. in particolar modo per chi è debuttante a certi livelli internazionali ».
Il Giappone si è confermato un paese amico per la pallavolo italiana che da 30 anni ci raccogliere allori e medaglie. Qui si respira la grande pallavolo.
« Non reputo questa una cosa casuale. Parlo prima di tutto a livello personale. per me è particolarmente affascinante. La mente vive di immagini che poi generano emozioni. L’esperienza che ho vissuto nella World Cup del 2015 è stata particolarmente straordinaria, sia in termine di emozioni, che di risultato. Era laprima manifestazione che facevo da ct. Ovviamente le immagini che passano quando si arriva qua sono quelle che generano sensazioni positive. Quindi ritornare è sempre un grande piacere. Ma lo è anche perché è un posto dove fare pallavolo è sempre particolare, dove le partite soprattutto quelle con il Giappone sono molto belle anche dal punto di vista del contorno. Per me è sempre una bella esperienza e credo che lo sia anche per i giocatori che al di là della situazione strettamente specifica, al di là di allenarsi e giocare le partite, vivano una realtà completamente diversa dalla nostra anche ambientale e credo che sia curiosa. E’ sempre un piacere venire a giocare in Giappone ».
La prossima grande manifestazione che ospiterà il Giappone ci sarà tra poco meno di tre anni. Si ricorda quale è?
« Si mi ricordo dei Giochi Olimpici, ma come dico sempre durante un torneo dobbiamo pensare ad una partita alla volta, Adesso il nostro focus è sul Mondiale 2018 che ospiteremo e sul quale ci concentreremo per preparalo al meglio e cercare di fare una grande performance ».