Domenica a Sofia è calato il sipario sulla incredibile e particolare lunga estate azzurra. Se ne riparlerà a primavera inoltrata, quando il pensiero comune, l’ossessione, si chiamerà Rio 2016, l’Olimpiade. Dopo gli Europei sappiamo che l’Italvolley andrà all’Olimpiade con alcune certezze, qualche nodo da sciogliere e tante legittime speranze.
Dodici volte sul podio nelle ultime quattordici edizioni degli Europei, una continuità ad alto livello che non ha eguali nello sport italiano di squadra. Il nuovo ct Blengini nonostante l’assenza di esperienza internazionale, può esibire con orgoglio due medaglie in due manifestazioni affrontate non senza timori e punti interrogativi. La stessa fierezza che anima un gruppo uscito scosso e disorientato dal grande caso dell’estate, che aveva portato poi alla fine del ciclo di Mauro Berruto sulla panchina azzurra.
Nello sport i risultati hanno spesso l’effetto di una spugna che cancella via ogni macchia. Dalla centrifuga che seguì il cartellino rosso sbattuto in faccia a quattro azzurri per la vicenda del ritardato rientro in albergo in una notte brasiliana, è uscita una Nazionale nuova, se non altro nelle motivazioni, in qualche uomo e nella voglia di rivalsa che ha animato ragazzi giunti al bivio della loro carriera professionale.
La qualificazione olimpica conquistata in Giappone agguantando la medaglia d’argento in Coppa del Mondo ha riproposto a 360 gradi, all’interno e all’esterno, una Nazionale vogliosa e vincente, all’altezza della tradizione ormai quasi trentennale nata con quella che non a torto è stata definita una Generazione di Fenomeni, etichetta mutuata da un bellissimo brano degli Stadio. La questione del doppio incarico di Blengini, allenatore della Nazionale e della Lube, ammesso che sia un problema reale, non si porrà per un bel po’. Blengini e la Nazionale sono diventati una coppia di fatto, legalmente riconosciuta per meriti sportivi.
La soddisfazione per il bronzo strappato alla Bulgaria premia il lavoro e le ambizioni di Zaytsev e compagni. Il ricordo e la rabbia per la semifinale malamente sciupata dinanzi alla Slovenia deve essere un monito e un punto di riferimento per non ripetere quel tipo di controprestazione. Analizzare in maniera cruda quel pomeriggio, sarà una buona base di partenza per crescere nell’anno olimpico. L’Italia ha dimostrato il suo valore nelle partitone giocate in Giappone contro la Polonia, a Busto Arsizio con la Russia. Deve imparare ad essere il più possibile quel tipo di squadra, con quegli occhi, quell’atteggiamento, quella voglia di giocare pensando solo alla vittoria.
La diagonale Giannelli-Zaytsev, gratificata dal riconoscimento europeo nel sestetto ideale, è la spina dorsale di questa Nazionale, arricchitasi con la presenza di Juantorena. Ora, al di là della giornata negativa di questo o quel giocatore, occorre crescere nel gioco al centro e a muro (Birarelli ha l’età e l’esperienza per puntare ad un’altra Olimpiade se starà bene). Ma l’aspetto evidenziato dagli Europei è la necessità di avere una panchina più lunga. Servono alternative di peso in banda ed il problema potrebbe essere risolto con il ritorno in salute e ad alto livello di Parodi, che è chiamato a confermare quanto di buono fece vedere quando firmò lo scudetto di Cuneo, prima che problemi fisici ne condizionassero il rendimento nelle ultime stagioni. E Kovar è ancora azzurrabile?
Blengini agli Europei si è coperto in difesa con Rossini, ma per l’Olimpiade sarà indispensabile avere schiacciatori ricevitori in grado di risollevare una partita anche in attacco. Se c’è una cosa che non si è compresa bene è stata l’utilità di avere tre opposti, con Vettori che ha giocato pochissimo e Sabbi che non ha in pratica mai visto il campo. Forse si contemplava lo spostamento di Zaytsev in banda come soluzione d’emergenza in corso d’opera. Ma dopo ciò che ha fatto vedere Ivan è ancora una strada percorribile?
Foto: Fiorenzo GALBIATI