ROMA - Nel momento in cui la regia della Nazionale viene affidata al teen ager Simone Giannelli, è quasi naturale che l’Italbaby sia targata...Chicco, il marchio dei prodotti per l’infanzia che è entrato prima o poi in quasi ogni casa. Scherzi a parte, Gianlorenzo Blengini, per tutti Chicco, come spesso capita a chi ha un nome lungo da pronunciare, non pensa di far crescere la sua Nazionale con il biberon, ma solo con il lavoro. Tanto lavoro perchè si va di fretta ed è inutile piangere sul latte versato, ovvero su tutto quello che ha sconvolto l’estate azzurra e sul poco tempo a disposizione per presentarsi competitivi al massimo in Coppa del Mondo, dall’8 settembre in Giappone, debutto contro il Canada.
«Preferisco parlare del presente e non del passato, anche se non nego che io c’ero. Ogni cosa che si vive condiziona le successive ma ora tutto ciò che c’è stato prima non conta più. Ho scelto di convocare Zaytsev e Sabbi, e non Travica e Randazzo, sulla base tecnica. Il capitolo Travica si differenzia diversamente dagli altri ma ci sono cose che sono convinto debbano restare dentro uno spogliatoio. Non sarò mai io a rivelare cose che accadono e che è giusto restino riservate. Abbiamo poco tempo a disposizione e ho fatto le mie scelte di conseguenza. Ovvio che nella mia testa tutto ha un valore. Ho cercato di focalizzarmi sulla squadra, di compiere scelte che siano le migliori possibili per la squadra»
Inevitabile chiedergli conferma del fatto che Ivan Zaytsev sarà schierato da lui come opposto: «Sì, lo confermo. In questo periodo Ivan si allenerà nel ruolo di opposto».
E’ contento che il suo avvento come ct coincida con l’arrivo in maglia azzurra di un campione come Osmany Juantorena?
«E come potrei non esserlo? Non posso che essere molto contento che faccia parte del gruppo, è un giocatore di qualità, può dare tanto»
Ribadisce gratitudine per la Fipav che gli ha dato quest’occasione e rintuzza senza acredine l’attacco dell’Associazione Allenatori contro il suo doppio incarico.
«Avevo già un contratto con la Federazione anche se come secondo tecnico. Era noto alla Lube quando mi ha scelto come allenatore. Il fatto che ora sia ct non cambia nulla in termini di tempo, dedizione e presenza a Civitanova Marche. Il tema è importante e va trattato a fondo, ma non riguarda certo solo me. Ci sono tante persone che lavorano per il club e per le nazionali, L’unica cosa che per me cambia davvero è la grande responsabilità che ora ho. Devo ripagare la grande fiducia e la stima che è stata riposta in me. Sono concentrato a pensare a come far giocare al meglio i giocatori che ho scelto, senza disperdere energie in altre cose. Certo, il mio ruolo si compone anche di altro, ma la pallavolo è la parte più importante e la competenza tecnica è l’aspetto fondamentale»
Non si fa spaventare nè condizionare dalla mancanza di esperienza internazionale.
«Credo che l’esperienza stia nel bagaglio che uno si porta dietro. C’è tutto quello che gli è successo, nel bene e nel male, sia da capo allenatore che da vice. Poi uno decide che utilizzo farne per applicare la sua filosofia di lavoro, la metodologia. Alla fine è sempre pallavolo...Il volley è volley, se conosci l’avversario. Cambia invece il fatto di giocare 11 partite in 15 giorni».
Prima della Coppa del Mondo testerà la squadra in due amichevoli con l’Argentina del maestro Velasco: «Con Julio c’è stata una collaborazione molto significativa, così come anche con Berruto, in situazioni diverse. Poi ti porti dietro alcuni momenti, di palestra e non»
Il suo futuro e quello della Nazion ale racchiusi in cinque cerchi, qualificarsi per l’Olimpiade di Rio 2016 è il grande obiettivo. «Puntiamo tutto sul lavoro per compensare il tempo a disposizione. E per lavorare ci servono solo palloni, rete, palazzetto, staff tecnico... La struttura che c’è adesso è sufficiente, possiamo lavorare bene così, caso mai dovessi accorgermi che c’è una esigenza, lo farò presente. Alla World Cup forse ci sarà bisogno di una persona in più, vedremo»
Se il suo idolo musicale, Bruce Springsteen, è nato per correre, lui per allenare.
«Giocavo, a basso livello ma giocavo. Però anche senza l’infortunio al ginocchio che mi ha fatto smettere avrei iniziato ad allenare»