Ivan Zaytsev come una rockstar

Al Mandela Forum ancora un trionfo personale per il pallavolista nato a Spoleto: «Dobbiamo ripagare l'affetto del pubblico. Questa Italia cresce, ci manca un oro per tornare a far paura a tutt»
Ivan Zaytsev come una rockstar© Giuliani
Leandro De Sanctis
4 min

FIRENZE - Una giornata di riposo quanto mai opportuna per la Nazionale di volley impegnata nella Final Six della World League. Il tempo per appurare l’entità del preoccupante infortunio al ginocchio di Kovar, il tempo per rivivere e celebrare l’exploit con cui Ivan Zaytsev ha chiuso la partita vinta con gli Stati Uniti mercoledì sera. 

   Quattro ace, quattro punti siglati direttamente con il servizio, l’abbraccio dei compagni, l’ovazione del pubblico, il supplemento da rockstar vissuto con entusiasmo dal futuro papà nato a spoleto, romano d’adozione, russo di origini.

   “Solo grandi campioni possono fare quello che ha fatto Ivan - ha detto il ct Mauro Berruto - E’ andato in battuta pensando di voler farci vincere in quel momento la partita e l’ha fatto”.

    Ivan sorride ed apprezza: “Mi ha fatto davvero un bel complimento. Diciamo che ho avuto...fortuna. Sono stato bravo a non dare punti di riferimento alla ricezione americana, ho battuto in quattro posti differenti con la mano de’ porco. Certe volte più la colpisci male la palla e più male fai. Magari c’è stato anche un po’ di talento. Ma le cose difficili mi vengono solo quanto non conta...Forse era meglio tenersele per una finale“

    In realtà il filotto è stato entusiasmante per tutti. “Beh, la cosa che ho gradito tanto è stato l’abbraccio di tutti i compagni alla fine. E’ stato bello, sincero”

    Non è retorica allora parlare di questa Italia come di un bel gruppo di ragazzi che condividono sogni, lavorano per realizzarli senza gelosie per chi magari va più in copertina.

    “Se è per questo non c’è problema, in copertina non ci va nessuno. In inverno ci scanniamo con i club, come è successo nella finale tra Macerata e Perugia con Buti e Giovi. Poi ci si vede in nazionale, ci si prende in giro, si fanno due risate e si lotta tutti insieme per le medaglie. Andiamo d’accordo perchè comunichiamo e condividiamo, parliamo.”

    Già, le medaglie. Dopo bronzi e argenti, l’oro è diventata quasi un’ossessione. L’anello mancante alla consacrazione massima.

   “Siamo cresciuti, stiamo raggiungendo un livello di gioco per cui l’Italia deve essere temuta. Ci manca il giusto equilibrio nel rendimento, dobbiamo evitare i cali di tensione, come abbiamo avuto anche contro gli Stati Uniti nel secondo e nel terzo set. Limare piccoli dettagli. Di finale ne abbiamo già giocate tante, ma per il terzo posto. Ora vorremmo una medaglia d’oro”

    Ivan approfondisce il concetto dell’oro, estendendolo ben oltre il rettangolo di gioco.

   “Aspettiamo un oro per poter avere più voce in capitolo, pensiamo che la pallavolo e la Nazionale debbano avere più visibilità, uscire dai confini. Siamo una squadra vincente e attraverso la maglia azzurra possiamo dare tanto alla pallavolo. Anche facendo pubblicità.“

    Ivan, che nella prossima stagione giocherà a Mosca, sta per concludere un accordo con un marchio d’abbigliamento e sarebbe, con la sua crestona, il testimonial idale per il gel dei capelli. L’altra sera ha calato il suo poker di ace mentre Ligabue stava per concludere il suo concerto al Franchi: “Da ragazzo lo ascoltavo, conosco il suo repertorio, E’ giusto concedersi al pubblico dopo le partite, è la giusta riconoscenza per quanto la gente ci dà”. Zaytsev è l’addetto alla musica della Nazionale, quella che si ascolta in sala pesi o sul pullman. “Ora tra noi va la deep house, in particolare Faded, un pezzo di Zhu. Potrebbe essere la colonna sonora del nostro mondiale”  


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