BOLOGNA - E adesso il dubbio è legittimo: chi titolare, Pulgar o Nagy? Nel Bologna ritrovato c’è un dilemma da risolvere, ed è quello del regista. Il duello (per ora) lo sta vincendo l’ungherese, con lui in campo il Bologna ha vinto due partite. La questione è però più complessa. E’ un cambio radicale di gioco, è un’idea che varia e muta. Con Nagy in campo, per esempio, non si vedono praticamente più lanci lunghi. Adam non ne ha le caratteristiche. In 303’ i lanci di Nagy sono stati appena 2. Nei 325’ di Pulgar i lanci sono stati invece 26. I numeri però non spiegano tutto. Quello di Pulgar è un gioco a lunga gittata, più muscolare e vigoroso. E in teoria più immediato, buono in certe situazioni della partita. Il Bologna di Nagy è una squadra diversa, più compatta e rapida nella trama di passaggi. L’ungherese sa piazzarsi benissimo sulle linee di passaggio, e questo permette ai compagni di fare movimento, di scattare e posizionarsi da un’altra parte per essere serviti. Anche questa, però, non è una soluzione. Fino a pochi mesi fa Pulgar era considerato il perno del progetto rossoblù, avrebbe dovuto tenere in mano le chiavi del centrocampo e reggere le sorti della squadra. Le prime prestazioni hanno invece mostrato un cileno spento, quasi sempre sottotono, e mai sufficientemente protetto dai compagni dello stesso reparto. Il calo comporta anche un problema di mercato. Pulgar avrebbe dovuto essere il prossimo crac, o comunque l’uomo da vendere per fare tesoretto. Può esserlo, sì: solo se gioca. La panchina rischia di rallentargli il processo di crescita.
COMPETIZIONE - Di buono c’è che è tornata la grande competitività all’interno dello spogliatoio. Quella sana, positiva, quella che Inzaghi vuole per poi fare le scelte. Fino a qualche mese fa il dualismo interno era un’utopia, i titolari erano quelli e da lì non si scappava. Oggi il Bologna ha un cambio per ruolo. E questo aumenta la voglia dei giocatori di mettersi in mostra. Nagy ora sembra aver superato Pulgar nelle gerarchie. Il cileno, dopo aver saltato la gara contro l’Udinese, adesso rischia di vedere in panchina anche quella a Cagliari. Cambiano gli stili, ma mentalità vincente no: quella è l’unica cosa che il Bologna non deve mai cambiare.