Mentre sfreccia con Stefano Martinelli, nelle prove del Rally di Roma Capitale, Sara Baldacci ha trovato il tempo di parlare con noi. Forza e grinta sono i primi aggettivi che vengono in mente per descrivere la navigatrice toscana che da tempo gareggia nel Campionato di Rally R1: caratteristiche che Sara probabilmente ha sempre avuto ma che, con l'arrivo della diagnosi, hanno subito una forte impennata. Quando parli con lei è come parlare con una vecchia amica: è alla mano, spigliata e, da brava toscana, è una a cui piace andare dritta al sodo, senza tanti giri di parole.
Spesso abbiamo intervistato Stefano (Martinelli, ndr) e sappiamo già molte cose di te ma sentirle dalla tua voce è tutta un'altra storia. Stefano ci ha detto che, grazie alla vostra amicizia e alla passione in comune per il rally, si è avvicinato ad AISM e noi sappiamo bene che è solamente merito tuo. Invece quando sei entrata tu in contatto con l'Associazione?
«Beh, diciamo che i ricordi della mia prima volta con AISM vanno ripescati lontano nella memoria. Anche mia madre ha la sclerosi multipla e quindi posso dire che con la patologia e con AISM sono nata e cresciuta. Mi viene in mente che quando ero piccola mia mamma partecipava agli stand nazionali dell'Associazione, quelli delle Mele e della Gardenia, e io le ho sempre dato una mano. Poi purtroppo a vent'anni è arrivata la diagnosi anche per me e la mia partecipazione per le attività di AISM è aumentata notevolmente: sono diventata socia della sezione di riferimento della mia provincia e ho sempre collaborato, come faccio tuttora, in maniera attiva. Ultimamente poi si è creato un rapporto, se possibile, ancora più stretto. La sezione della mia provincia adesso è gestita da una specialist area proprio di AISM: è una ragazza in gamba, ha voglia di fare e vuole ricostruire una sezione per i giovani attraverso moltissime inziative. È bastata una semplice chiacchierata e insieme abbiamo tirato su una cosa bellissima».
Come nasce la passione per il rally e il rapporto con Stefano?
«Il mio amore per il rally, forse, nasce anche dalla zona in cui viviamo: c'è infatti un’alta concentrazione di persone che corrono in macchina o che comunque sono appassionati. In più abbiamo una gara del Campionato Italiano che da quarant’anni si svolge nelle nostre zone. Il resto vien da sé. In più io ho qualche amico che già correva: sono andata a vederli ed è scattata la voglia di provare. Il rally crea dipendenza: ne fai uno per iniziare ma sono passati quattordici anni e io corro ancora. Stefano è stato quasi il primo con cui ho corso e quindi anche uno dei promotori di questa mia passione».
Che rapporto si crea quando siete in macchina? Raccontaci la sinergia tra pilota e navigatore.
«Devi riuscire, se possibile, a diventare una persona unica. Lui si fida di quello che io leggo e dico: guida in base alle mie indicazioni. Di conseguenza, io mi fido di lui che guida. Si deve diventare un tutt’uno anche con la macchina. Noi poi abbiamo una forte amicizia, e questo va certamente a nostro vantaggio. A volte basta uno sguardo».
Qual è il tuo punto di vista sul Campionato? Sappiamo dei problemi con la macchina nuova, ma nonostante questo i risultati stanno arrivando.
«Siamo secondi in tutti e due i campionati a ridosso del primo. Ovvio che la macchina nuova ha pagato un po’ la giovinezza, sono state fatte alcune modifiche durante l’anno, anche in base a quello che abbiamo vissuto noi durante le gare. Lo abbiamo comunicato al team e ogni gara facciamo un passo in avanti per essere sempre più competitivi. Siamo molto fiduciosi».
Cosa ti aspetti da questo Rally di Roma?
«Porta male se ti dico che mi aspetto di vincere? È troppo pretenzioso? (ride, ndi). È una gara tosta però ci piace, l’abbiamo preparata bene e il nostro obiettivo è quello di portare la macchina nuova alla prima vittoria».
Sei attivissima nel progetto AISM: con il vostro team portate il messaggio dell'Associazione in giro per l'Italia durante le gare. Ma c'è un messaggio personale che Sara Baldacci vuole mandare?
«La sclerosi multipla non è affatto una cosa da poco. Capisco benissimo che, specialmente per un giovane, non sia facile reagire però bisogna anche pensare che ci sono cose peggiori. Piano piano, ognuno con i suoi tempi, si deve andare avanti e cercare di fare tutto quello che ci piace. Ovviamente nei limiti del possibile, ma non bisogna privarsi di niente perché poi non si torna indietro. Non tutti abbiamo le stesse possibilità, ci sono situazioni più o meno gravi, ma l'importante è non mollare mai. Le passione ti danno tanta forza, io lo provo quotidianamente sulla mia pelle, e ti aiutano a sentirti uguale agli altri, come effettivamente sei ma che, magari dentro di te, non ti senti».
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