Gianluca Zambrotta. Basta solo sentire pronunciare il suo nome per volare indietro di 12 anni, a quelle notti fantastiche quando sotto il cielo di Berlino l’Italia di Marcello Lippi alzò la Coppa del Mondo. Qualcosa di fantastico che purtroppo quest’estate non si potrà ripetere. Quella strepitosa cavalcata fu merito anche dell’ex campione sbocciato a Como. Che fosse un campione in campo non ci sono mai stati dubbi, ma le battaglie di Gianluca non si sono fermate lì. Infatti Zambrotta da oltre 15 anni ha sposato la causa dell’AISM e in occasione dei suoi 50 anni non ha perso l’occasione per sottolineare ancora una volta l’impegno più grande a cui tutti possono prendere parte: «Sostenete la ricerca».
A Como è nato Zambrotta calciatore ma anche l’uomo, quello che si è sempre impegnato nel volontariato. Ci racconta quando e come è nata questa sua vocazione? Perché ha deciso di sposare proprio la battaglia di AISM?
«Mi sono avvicinato ad AISM e al volontariato più di 15 anni fa, tramite Gregorio Raffaele, un amico di famiglia, che era un volontario della sezione di Como dell’AISM. Quando tornavo a casa spesso mi chiedeva se potevo fare qualcosa per aiutare e sensibilizzare il lavoro dell’Associazione. Ho accettato volentieri e attraverso delle foto, interviste, cene con i club, Juventus e Milan, ho sempre partecipato con entusiasmo. Insieme alla sezione abbiamo anche portato la Coppa del Mondo a Como. Poi abbiamo organizzato delle iniziative benefiche a favore dell’AISM e mi sono avvicinato anche perché c’è una mia zia che è affetta da sclerosi multipla da più di 40 anni».
Conosce altri sportivi come lei che hanno sposato la stessa causa?
«Conosco Massimiliano Rosolino. È una persona speciale, molto solare e simpatica, e uno sportivo che ha sempre sostenuto l’Associazione».
Zambrotta ha “sposato” AISM anche in occasione del suo matrimonio...
«Con mia moglie Valentina abbiamo deciso di devolvere tutti i regali ricevuti all’AISM. Ognuno poteva decidere quanto devolvere per la ricerca».
A proposito di donazioni: siamo in periodo 5x1000, faccia un appello a tutti gli italiani.
«Sostenete la ricerca perché è fondamentale per sconfiggere questa malattia, per cercare nuove cure e rendere una vita migliore a chi è affetto dalla sclerosi multipla».
AISM quest’anno ha spento 50 candeline. Un augurio speciale da un testimonial speciale?
«Siamo riusciti insieme negli ultimi anni a dare una mano alla ricerca e alla fondazione. Mi sento parte di questa bellissima famiglia e le auguro in futuro di trovare la cura per sconfiggere questa malattia».
In carriera tante esperienze. Quella in Cina probabilmente è la più differente.
«Quella con lo Jiangsu e Fabio Capello è stata una tappa importante per l’inizio della mia carriera da allenatore. L’anno scorso abbiamo raggiunto l’obiettivo, che era la salvezza, e quest’anno abbiamo iniziato molto bene il precampionato, poi tutti insieme abbiamo deciso di risolvere il contratto. Se devo fare un resoconto, è stata un’esperienza importante per tutti quanti: abbiamo conosciuto una nuova mentalità, un nuovo Paese, una realtà che sta crescendo in maniera esponenziale».
Tra poche settimane inizierà il Mondiale, purtroppo senza l’Italia. Seguirà lo stesso la manifestazione? Chi vede favorito e per chi farà il tifo?
«Purtroppo un Mondiale senza Italia è brutto da vedere, almeno per noi italiani che abbiamo il calcio nelle vene. Però fa parte anche questo del mondo del calcio, della vita. Bisogna guardare avanti e pensare un nuovo ciclo. Come favorite ci sono le solite nazionali: Germania, Spagna, Argentina, Brasile, ma soprattutto la Francia. Per chi farà il tifo non lo so, insomma, può essere per la Russia, è una nazione che mi piace molto».
La nazionale italiana ha iniziato, invece, un nuovo corso: come reputa la scelta di Mancini come ct azzurro? Cosa serve a questa nazionale per tornare ai vertici?
«Credo che Mancini sia la persona e il ct giusto per iniziare un nuovo ciclo. Ha allenato all’estero, e questo gli dà una marcia in più, ha tantissima esperienza ma comunque ci vorrà tempo e pazienza. È un’Italia che deve crescere, ha giocatori di prospettiva che devono lavorare molto per arrivare a competere con gli altri grandi campioni. Non so cosa possa servire alla Nazionale per tornare ai vertici, ma sicuramente bisogna investire sui giovani, sui settori giovanili e sulla formazione di nuovi allenatori».
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