Una donna, una mamma, una guerriera. Cinzia Cardia convive con la Sclerosi Multipla ma nonostante le difficoltà non ha mai pensato di mollare. Tra l'attività di volontariato con AISM, le lezioni di pilates e il ruolo di mamma si vive le sue giornate in maniera piena, trovando anche il tempo di partecipare al video #SMuoviti, la nuova campagna d'azione dell'Associazione che ha un motto ben preciso (e che non a caso coincide con la personalità di Cinzia): non fermarsi.
Com'è venuta in contatto con AISM?
«Ho conosciuto AISM subito dopo la diagnosi. La vice presidente dell'epoca, la dottoressa Bruna Stringhini, vive in un paese vicino al mio e conosceva mia sorella. Così mi sono avvicinata all'Associazione. Da lì è iniziato tutto: un rapporto bello e complesso, fatto di tante attività come volontariato e anche ginnastica».
A proposito di ginnastica, che rapporto ha con lo sport? Quanto la aiuta sia fisicamente che mentalmente?
«Lo faccio quanto più riesco. Di solito vado in palestra e faccio green pilates. Sono quasi sei mesi che lo pratico. La ginnastica mi aiuta tantissimo. In casa mi muovo con il deambulatore, mentre fuori giro con la carrozzella o con il motorino elettrico. Cerco di svolgere tutto in completa autonomia e la ginnastica è quell'attività che mi permette di continuare a farlo. Mantiene allenati i muscoli e quindi tutto il mio corpo. A livello emotivo mi fa stare bene. Il pilates rilassa molto. Mi capita di iniziare una lezione ed essere particolarmente affaticata e quindi faccio gli esercizi con difficoltà: eppure una volta finito, esco dalla palestra e mi sento meglio. Sono soddisfatta perché fai molta fatica, tante volte è un sacrificio e penso anche di saltare qualche lezione, e invece alla fine mi impongo di andare perché so che dopo starò meglio».
Si può dire che rappresenti uno stimolo a fare sempre di più?
«Esatto, è proprio così. È fondamentale muoversi: anche per la fisioterapia ci metto lo stesso impegno. Non faccio sport a livello agonistico ma cerco di tenermi allenata tutto l'anno. Capita che ci siano alcuni esercizi che non riesco a fare e, come dice la mia istruttrice, l'importante è mandare il comando al corpo: poi anche se la gamba si muove di un millimetro va comunque bene, l'input è arrivato».
Lei è tra i protagonisti del video #SMuoviti. Che esperienza è stata e che emozioni ha provato?
«I ragazzi che ci hanno assistito sono stati fantastici. Hanno sempre rispettato i nostri tempi: io per esempio ho bisogno di qualche pausa, stare in piedi a lungo non è facile, e loro in questo sono stati eccezionali. Inoltre girare una scena non è affatto semplice. Io non pensavo che ci potesse essere così tanto lavoro dietro. È stato faticoso ma mi ha dato grande soddisfazione, il video è molto bello ed essere tra i protagonisti per me è un onore. Oltre al mio personale motivo di orgoglio, è importante lanciare un messaggio a tutte le persone con la SM: non bisogna stare seduti e aspettare che la malattia faccia il suo corso, si deve reagire. È la cosa più importante. E poi io essendo mamma ho un motivo in più. Non darei un buon esempio alle mie due figlie se mi arrendessi. Io vorrei far capire che la patologia ci accompagnerà per tutta la vita, questo è vero, però si riesce comunque a condurre una vita regolare, una vita piena. Io non mi nego niente: lo faccio con i miei tempi, con i miei ausili, ma faccio tutto».
Quanto è importante far capire il valore della ricerca?
«Negli anni sono stati fatti molti passi avanti. Ora ci sono i farmaci che aiutano a tener controllata la malattia. C'è il decorso, ma ci sono anche i vari sintomi che si aggiungono: per fortuna adesso ci sono i farmaci sintomatici che li tengono a bada, altrimenti non sarebbe affatto semplice. Ho iniziato da poco una nuova terapia che dovrebbe bloccare l'avanzamento della disabilità e se tutto va bene e sono fortunata potrei recuperare qualcosa. Ma devo essere io in primis a volerlo, è per questo che continuo sempre con la ginnastica».
Che messaggio vuole mandare alle persone che non hanno la sua forza di reagire?
«Quello che faccio io per cercare di smuovermi, come dice il video, è quello che vorrei che facessero tutti. La maggior parte dei malati di SM sono reattivi ma ci sono anche quelli che hanno paura di praticare uno sport o si fanno sopraffare dalla fatica. La fatica è uno dei sintomi maggiori di questa malattia e spesso va combattuta perché ci sono giornate in cui sei stanca ancora prima di alzarti dal letto ma poi mi guardo attorno e penso che sia decisamente meglio godermi la giornata e la mia vita. Bisogna reagire e schiacciare tutto questo: siamo noi che dobbiamo schiacciare la malattia e non il contrario. Io sono felice di poter parlare perché mi sento portavoce di tante persone che non hanno la forza e il coraggio di lanciarsi, invece dentro hanno un mondo e vorrebbero tirarlo fuori ma non riescono».
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