Mezzo secolo non trascorre senza lasciare traccia e cambiare qualcosa. Nell’industria automobilistica lo scorrere del tempo è più che mai evidente, con buona pace di quelli che dicono che l’auto è rimasta uguale a sé stessa negli ultimi cento anni. Basta osservare le due DS parcheggiate di fianco per capirlo, la Decapotable del 1964 e la DS 3 del 2017. Ed è troppo facile, financo ingiusto, innamorarsi della vettura d’epoca, elogiarne il design e fare discorsi nostalgici, senza contestualizzarla nella storia dell’automobile. Per essere obiettivi bisogna inserire nelle dissertazioni la sicurezza inesistente, le prestazioni “riflessive”, le emissioni da blocco del traffico e i consumi da panfilo.
DESIGN - Il design senza tempo della DS storica, infatti, è figlio anche dell’assenza di regole della sua epoca, un tempo in cui gli ingegneri e i designer si potevano sbizzarrire con pochi vincoli e tanta creatività. Tenendo a mente tutto questo si può anche trovare qualcosa in comune tra le due vetture, un filo conduttore che parla di stile, di personalizzazione e di distinzione; di un certo charme francese che pervade anche la DS 3 Cabrio, un’auto con cui è possibile viaggiare col vento tra i capelli, ma anche parcheggiare nel centro congestionato di Roma portando cinque persone (con un minimo di spirito di sacrificio).
CAPITALE - Proprio dalla Capitale siamo partiti puntando verso il Lago di Bracciano, cercando un po’di ristoro dalla canicola implacabile, al volante della DS 3 spinta dal 1.2 PureTech a 3 cilindri, nella versione turbo da 130 CV; il motore, cioè, che ha appena vinto il primo Engine of the Year nella sua categoria. I 230 Nm di coppia sono più che sufficienti per togliersi tutti gli sfizi – l’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede solo 9 secondi - e le passeggiate con un filo di gas diventano un piacere. Le stesse belle sensazioni che si ritrovano sulla decappotabile costruita interamente a mano dalla carrozzeria Henri Chapron, dove tra il 1961 e il 1971 furono assemblate complessivamente 1.365 DS senza tetto.
PRODUZIONE - Un numero infinitesimamente piccolo rispetto al milione e mezzo di berline prodotte in venti anni. Un rapporto che spiega anche perché la cabrio costasse il doppio, mentre ora vale almeno dieci volte di più rispetto alla tre volumi. Alla carrozzeria Chapron arrivava il telaio completo di meccanica che veniva completato lavorando le lamiere specifiche per le Cabriolet, costruendo la grande capote e il relativo telaio, allestendo le sellerie con pellami specifici, moquette e rivestimenti in molti colori e combinazioni, tanto da rendere oggi quasi impossibile trovare due DS Cabriolet con lo stesso allestimento.
PERSONALE - Storie di un automobilismo che fu ma che in qualche modo è tornato in questo presente in cui rendere unica la propria esperienza o la propria auto è un fatto importante. La DS 3 punta su questo concetto e non solo dal lato estetico. Se per definire lo stile della propria auto si può attingere tra numerose opzioni che riguardano la carrozzeria, il tetto e le decalcomanie, per le motorizzazioni è impossibile non trovare la scelta migliore per ogni esigenza.
MOTORI - Chi fa pochi chilometri sarà soddisfatto già dal 1.2 PureTech, disponibile anche con 110 CV, mentre chi cerca le prestazioni può passare al 1.6 THP da 165 CV che diventano 208 nella versione Performance dotata persino di un differenziale autobloccante Torsen. Infine c’è il 1.6 diesel BlueHDI, da 100 o 120 CV e anche qui la scelta è solo una questione di filosofia. Il prezzo di listino che parte da 23.000 euro appare commisurato ai contenuti che la DS 3 propone, con una dotazione quanto mai completa già nell’allestimento base. Di serie, infatti, ci sono equipaggiamenti come i sensori di parcheggio posteriori, il cruise control, il touchscreen da 7 pollici, i cerchi in lega e i vetri oscurati.
CAPOTE - E considerando le capacità di isolamento della capote, la DS 3 può tranquillamente essere usata per tutto l’anno. La DS Decapotable, invece, richiede qualche cautela e cura in più, soprattutto per la sua rarità, visto che nella guida il peso degli anni non si percepisce. Anzi, a livello di confort, qualsiasi auto moderna avrebbe qualcosa da imparare da quel prodigio di ingegneria che sono le sospensioni idropneumatiche. Ma questa è un’altra storia.