Ricomporre i pezzi. Trovare la giusta distanza. Ricostruire i fatti. Indagare. Tornare - letteralmente - sul luogo del delitto. Studiare gli atti di un processo controverso, rileggersi le testimonianze, mettere a fuoco visi, situazioni, contesti, parole che all’epoca - era il gennaio del 1977 - scivolarono frettolose e incaute nel rigagnolo della cronaca. Provare a capire. Farsi, ancora una volta, quella domanda: perché ? Perché un giocatore, giovane, bello, ricco e famoso dovrebbe mettersi a fare uno scherzo così pericoloso e così idiota?
Quarant’anni fa moriva Luciano Re Cecconi. A Roma, Collina Fleming, ucciso da un colpo di pistola sparato dall’orafo Bruno Tabocchini. La storia la sappiamo. Aveva compiuto da poco ventotto anni, giocava nella Lazio con cui aveva vinto lo storico scudetto nel 1974, era sposato con Cesarina, il loro bambino si chiamava Stefano. Guy Chiappaventi, inviato al TGLa7, ha scritto un libro che fa da spartiacque tra un prima e un dopo. Non è un «cold case», quello di Re Cecconi; non può esserlo una storia come questa che - anche oggi che il tempo ha fatto il suo lavoro - muove ancora domande e agita sentimenti. E’ invece una storia viva nella memoria collettiva di questo paese. In «Aveva un volto bianco e tirato», si fa opera di restauro, si prende quel quadro in cui è maturata la morte di Re Cecconi - gli anni ‘70, le rapine ai gioiellieri, la tensione e il clima di violenza che si respiravano a Roma in quel periodo - e lo si ripulisce, si scrostano via le bugie, le falsità e gli opportunismi alla ricerca di una verità storica che ci è sempre sfuggita. Chiappaventi riporta alla luce retroscena che ribaltano certezze, consegna alla storia nuove testimonianze, svela coincidenze che turbano, incastra tasselli finora dimenticati, occultati, sviliti dallo scorrere del tempo. Lo fa con quello scrupolo venato di passione che è la cifra stilistica di questo bel libro che ci aiuta a fare più chiarezza su quello che per anni - per comodità - abbiamo chiamato mistero, ci aiuta a capire chi era Re Cecconi, cos’era Roma, chi eravamo noi che c’eravamo e noi che non c’eravamo, in quel gennaio del 1977.
AVEVA UN VOLTO BIANCO E TIRATO, il caso Re Cecconi; di Guy Chiappaventi, edizioni Tunuè, 192 pagine, 14,90 euro.
Quarant’anni fa moriva Luciano Re Cecconi. A Roma, Collina Fleming, ucciso da un colpo di pistola sparato dall’orafo Bruno Tabocchini. La storia la sappiamo. Aveva compiuto da poco ventotto anni, giocava nella Lazio con cui aveva vinto lo storico scudetto nel 1974, era sposato con Cesarina, il loro bambino si chiamava Stefano. Guy Chiappaventi, inviato al TGLa7, ha scritto un libro che fa da spartiacque tra un prima e un dopo. Non è un «cold case», quello di Re Cecconi; non può esserlo una storia come questa che - anche oggi che il tempo ha fatto il suo lavoro - muove ancora domande e agita sentimenti. E’ invece una storia viva nella memoria collettiva di questo paese. In «Aveva un volto bianco e tirato», si fa opera di restauro, si prende quel quadro in cui è maturata la morte di Re Cecconi - gli anni ‘70, le rapine ai gioiellieri, la tensione e il clima di violenza che si respiravano a Roma in quel periodo - e lo si ripulisce, si scrostano via le bugie, le falsità e gli opportunismi alla ricerca di una verità storica che ci è sempre sfuggita. Chiappaventi riporta alla luce retroscena che ribaltano certezze, consegna alla storia nuove testimonianze, svela coincidenze che turbano, incastra tasselli finora dimenticati, occultati, sviliti dallo scorrere del tempo. Lo fa con quello scrupolo venato di passione che è la cifra stilistica di questo bel libro che ci aiuta a fare più chiarezza su quello che per anni - per comodità - abbiamo chiamato mistero, ci aiuta a capire chi era Re Cecconi, cos’era Roma, chi eravamo noi che c’eravamo e noi che non c’eravamo, in quel gennaio del 1977.
AVEVA UN VOLTO BIANCO E TIRATO, il caso Re Cecconi; di Guy Chiappaventi, edizioni Tunuè, 192 pagine, 14,90 euro.