Che notte, quella notte. E che delusione, al risveglio… Chi scrive, allora dodicenne, andò a letto trionfante dopo aver appreso dalla voce di Nando Martellini che il pareggio per 2-2 sul campo dei polacchi del Gornik qualificava la Roma alla finale di Coppa delle Fiere, in virtù del maggior numero di gol segnati in trasferta (all’Olimpico era finita 1-1). Purtroppo per i tifosi romanisti, nel 1970 quella regola non valeva nei tempi supplementari, cosa che era sfuggita anche al grande telecronista. E così, il giorno dopo apprendemmo leggendo il Corriere che Gornik e Roma avrebbero dovuto disputare uno spareggio, che poi si giocò in Francia, a Strasburgo, e che vide la vittoria dei polacchi solo per il lancio della monetina, dopo l’ennesimo pareggio. Questo è solo uno dei tanti aneddoti raccontato in questo bel libro, che saprà emozionare soprattutto chi non è più giovanissimo. Mariottini si è divertito a raccogliere esempi di imprese compiute o solo sfiorate - come nel caso della Roma di cui sopra - da squadre scese in campo senza i favori del pronostico. Ecco quindi celebrare la vittoria in Coppa dei Campioni - da esordiente nella competizione - del Nottingham Forest guidata dal grande Brian Clough, oppure l’ormai leggendario trionfo nell’Europeo del 1992 della Danimarca, che non si era nemmeno qualificata per le finali. Ecco ritornare alla memoria l’epica sfida tra il Torino e l’Ajax nella finale di Coppa Uefa del 1992 (quella sedia quasi lanciata in campo da Mondonico…) oppure la semifinale di Coppa delle Coppe del 1988 raggiunta dall’Atalanta, allora in serie B. E poi il Bastia, la Lazio, l’Athletic Bilbao, capitoli avventurosi raccontati attraverso le testimonianze dei protagonisti o i ritagli dei giornali dell’epoca.
OUTSIDER, otto imprese leggendarie per sperare in un calcio migliore; di Diego Mariottini, prefazione di Roberto Mancini. Iacobelli Editore, 175 pagine, 14 euro.
In quarantamila per una gara di sci? Eppure è successo davvero, è storia di quarant’anni fa, ai tempi della mitica Valanga Azzurra. Una di quelle giornate indimenticabili (alla pari di Alì-Foreman a Kinshasa oppure Borg-McEnroe a Wimbledon, come ricorda opportunamente l’autore) destinate a restare vive nella memoria degli appassionati, con la finale della Coppa del Mondo del 1975 palpitante come un Thriller. Pensate: all’ultima gara, in programma a Ortisei, si presentano in tre a pari merito in testa alla classifica. Sono fra i più grandi interpreti dello sci moderno, il nostro Gustavo Thoeni da Trafoi, già vincitore di tre Coppe del Mondo, l’allora diciannovenne Ingemar Stenmark e il re delle discese libere, l’austriaco Franz Klammer. A decidere le sorti della stagione, a rendere ancora più emozionante il verdetto, uno slalom parallelo, sulla pista del Ronc (che ora non c’è più). Fabiano racconta come fosse un film quella indimenticabile stagione, ricostruendo l’andamento di tutte le gare, l’ambiente dello sci di quel periodo, le personalità dei protagonisti, riproponendo anche i risultati e i documenti ufficiali della finale di Ortisei. In quel giorno tuttò andò come doveva, come guidati da una perfetta sceneggiatura: Klammer, non certo a suo agio tra i pali stretti, che esce subito di gara, Thoeni e Stenmark che si qualificano senza penare troppo per la finale. Poi, in una cornice di pubblico e di tifo straordinarie (e con venti milioni di italiani davanti alla Tv) l’ultimo duello, che si conclude con la caduta dell’asso svedese e il trionfo del silenzioso campione azzurro. Una gara che segnò un’epoca, da leggere d’un fiato, rivissuta anche attraverso le voci dei protagonisti.
THOENI VS STENMARK, l’ultima porta; di Lorenzo Fabiano, prefazione di Paolo De Chiesa e Stefania Demetz. Edizioni Mare Verticale, 181 pagine, 18 euro.