Da Mattia Pascal ad Adriano Meis. Luigi Pirandello, in quello che è uno dei suoi romanzi più conosciuti, racconta la vicenda di quest’uomo focalizzandosi su uno dei temi principe della sua poetica: le maschere e il doppio che abita dentro ognuno di noi. E proprio Il fu Mattia Pascal torna a vivere a partire da oggi, e fino al 21 gennaio, sul palco del Teatro Ghione grazie all’adattamento di Eleonora Di Fortunato e Claudio Boccaccini con Felice Della Corte, Alessia Navarro, Siddhartha Prestinari, Paolo Parinelli, Maurizio Greco, Pierre Bresolin e Ilaria Serantoni.
La storia è nota. Mattia Pascal vive una vita difficile sia dal punto di vista matrimoniale che economica – dopo aver dissipato l’eredità del padre -, ma un giorno si ritrova a vincere un’ingente somma alla roulette. Tornando verso casa scopre di essere stato identificato nel cadavere di un suicida e decide di cogliere l’occasione di sparire abbandonando l’identità di Mattia Pascal, cui associa l’idea di fallimento, per iniziare una nuova vita con il nome di Adriano Meis. Ben presto si accorgerà di trovarsi al di fuori da tutte le convezioni sociali: non ha documenti perciò non può denunciare i torti subiti, né sposare la donna di cui si è innamorato. Frustrato da questa insopportabile situazione decide di tornare alla sua vecchia vita inscenando il suicidio di Antonio Meis. Tornato a casa però scopre che la sua vecchia vita non c’è più e che ormai non è nient’altro che il fu Mattia Pascal.
L’adattamento dei registi porta in scena uno spettacolo che spesso assume i toni divertenti della commedia sfruttando al meglio la presenza nel romanzo di elementi teatrali e di una sintassi vicina all’oralità. La versione proposta da Boccaccini si avvicina a temi di grande importanza e attualità: l’impossibilità per l’uomo di determinare la propria esistenza e la frantumazione dell’identità in una società che dimentica, sostituisce e procede senza pietà per gli individui.