Si riparte dalla scena finale de Il Risveglio della Forza. Nelle sale da ieri, Star Wars - Gli Ultimi Jedi promette risposte sulle origini di personaggi come Rey, il destino di Finn, le prima parole di Luke Skywalker dal 1983. Il film di Rian Johnson è un autentico tour de force tra assedi e battaglie spaziali, addestramenti, miniere usate come rifugi prendendo il meglio da L’Impero Colpisce Ancora e Il Ritorno dello Jedi ma non gioca più a copiare le svolte narrative come in Episodio VII, ma piega deciso la storia all’esigenza di costruire una nuova mitologia. L’albero degli jedi deve bruciare affinché nella “galassia lontana lontana” i nuovi protagonisti e le nuove generazioni prendano finalmente il centro della scena.
Sia chiaro: Star Wars - Gli Ultimi Jedi è un film con tanti difetti, soprattutto nel collegare le sue molteplici anime. C’è una forte componente comica, quasi demenziale, che non piacerà agli oltranzisti della Forza; c’è la voglia di non prendersi sul serio con una sequenza in un casinò che sembra uscita fuori direttamente da Indiana Jones e Il Tempio Maledetto per il gusto nel maltrattare e citare il cinema anni Trenta; c’è la voglia di far crescere finalmente i nuovi personaggi. Tra di essi, spicca il carisma di Daisy Ridley (Rey) e Adam Driver (Kylo) che sostengono una lunga sequenza di istruzione-conversione della nuova generazione di Jedi, di per sé ripetitiva (ricorda molto L’impero colpisce ancora).