Missione Alien: Covenant

Ridley Scott torna a lavorare sulla saga di successo, gli xenomorfi e un'umanità ai margini della creazione. Da ieri nelle sale
Missione Alien: Covenant
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Ritorna lo xenomorfo, lo dirige il suo padre cinematografico, quel Ridley Scott che dopo Prometheus continua a raccontare le origini della saga. Alien: Covenant è arrivato ieri nelle sale. È il capitolo che si pone dopo il prequel e il primo, quell’Alien che nel 1979 cambiò per sempre il modo di vedere lo sci-fi soprattutto gli extraterrestri. Alla faccia degli esseri quasi metafisici che Spielberg aveva portato alla ribalta con il suo Incontri ravvicinati del terzo tipo, la fantascienza di Scott era strutturata come un horror, con un’astronave commerciale della Terra attratta da un segnale di aiuto da un pianeta sconosciuto e, ad aspettarli, troveranno l’alieno che, uno a uno, sterminerà l’intero equipaggio fino al confronto con Ripley-Sigourney Weaver.
In parte Alien: Covenant cerca di ripercorrere le tracce del capostipite della saga. La Covenant è un’astronave coloniale in viaggio verso il lontano pianeta Origae-6, dove stabilire un nuovo avamposto per l’umanità. A bordo ci sono 2mila coloni e l’equipaggio. Solo l’androide Walter controlla l’astronave mentre tutti sono immersi nell’iper-sonno ma un evento stellare provoca dei danni che svegliano l’equipaggio. Qualcosa li distoglie dalla loro meta e la Covenant finisce nell’orbita di un altro pianeta dove farà una scoperta sconvolgente.
Ridley Scott riprende i temi portanti del primo Alien: il microcosmo umano della Covenant è sottoposto a un capovolgimento dei suoi valori di riferimento, da lancia di conquista puntata verso nuovi mondi a preda di una specie di cui ignorava l’esistenza. L’umanità non è più il cuore della creazione e non è nemmeno il motore della creazione. In Alien: Covenant scopriremo finalmente il codice genetico dello xenomorfo che ci fa compagnia dal 1979, origini che affondano le radici proprio in Prometheus, il film della saga con cui ovviamente il film di Scott ha più punti in comune. Il regista di Blade Runner e Sopravvissuto – The Martian costruisce il futuro dell’Uomo prendendo a piene mani dall’immaginario collettivo e cinematografico, da Frankenstein fino a L’isola del Dottor Moreau. Per farlo ha dovuto nuovamente mettere mano al lavoro del surrealista svizzero H.R. Giger, il cui genio era dietro lo spaventoso Xenomorfo originale di Alien, sia da alcune meraviglie del mondo naturale come l’inquietante squalo goblin, una rara specie di predatore d’altura con la pelle traslucida ed una mandibola a cerniera libera. Nasce così il Neomorfo, in un certo senso, la prima generazione dell’Alien.
Alien: Covenant è la terza collaborazione di Michael Fassbender con Ridley Scott dopo Prometheus e The Counselor – Il Procuratore. «Michael è un grande attore e ha un grande senso dell’umorismo» - sottolinea Ridley Scott che prosegue: «Mi sono sempre divertito a lavorare con lui, una cosa davvero importante. Per quasi tutto il tempo sto in attesa di quel suo lato con quell’umorismo sarcastico». Un aspetto che si ritrova nel suo personaggio, ma il resto è una sorpresa da scoprire in sala.


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