ROMA - Peccato. Poteva essere una gangster movie di altissimo livello e invece “La legge della notte” (nei cinema dal 2 marzo) è solo un buon film. La colpa non è del Ben Affleck regista (da questo punto di vista è inattaccabile tanto è grande il suo talento) ma del Ben Affleck attore. Questo sì da condannare. Ci era piaciuto in Argo, aveva convinto in The Town, stavolta invece no. Il motivo è semplice, il suo volto, la sua recitazione non sono adatti per la storia raccontata dal film. Una storia di violenza e amori impossibili nell’America del proibizionismo degli anni ’30 con il protagonista, Joe Coughlin che torna cambiato dalla prima guerra mondiale, che si dedica al crimine per non dover sottostare più a nessuna autorità e che per colpa del suo amore (ricambiato) nei confronti della donna del boss più pesante della città finisce all’ospedale e poi in galera. Scontata la sua pena torna in campo ed è costretto ad unirsi ad un padrone, il boss rivale di quello che l’ha massacrato (interpretato dal “nostro” Remo Girone). Joe sarà incaricato di gestire gli affari di alcol e gioco d’azzardo nella Florida razzista e lì creerà il suo impero.
Letta così la storia sembra interessante e in alcuni momenti lo è ma nelle due ore e dieci di film non mancano i passaggi a vuoto. ‘Colpa’ della recitazione di Affleck, per nulla a suo agio in una parte che meritava un altro tipo di interpretazione. Un’altra colpa mortale è stata quella di aver utilizzato male i pezzi da novanta del cast, da Zoe Saldana a Brendan Gleeson, ridotti quasi a semplici comparse. A salvare la storia è una grande Sienna Miller che da sola riesce almeno a tenere in alto il livello di recitazione di questo gangster movie dalle grandi occasioni fallite. Resta intatta la stima nei confronti di Ben Affleck che al quarto film trova il primo intoppo in una carriera da regista altrimenti fin qui trionfale.
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