ROMA - Dopo il grande successo alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva finalmente nei cinema italiani (il 19 gennaio) Arrival, il thriller di fantascienza diretto da Denis Villeneuve.
COMUNICARE - È uno sci-fi senza spari o guerre interplanetarie. Un'opera sull'importanza del dialogo e dell'unità, sull'aspetto centrale del linguaggio nella storia dell'umanità, sul sapersi capire e sulla volontà di capirsi. Il tutto sorretto visivamente da una regia notevole, di classe, che fa un largo uso dello sfocato. Lo stile concorre a raggiungere un grande effetto drammatico, a cominciare dalla "scrittura" degli alieni. Già, perché la storia è questa: alcune astronavi extraterrestri sbarcano sulla terra. Una linguista di fama internazionale (interpretata da una bravissima Amy Adams) viene contattata dall'esercito per comunicare con gli "ospiti", per arrivare a formulare le due domande fondamentali: «Perché siete qui? Cosa avete intenzione di fare?». Non sveliamo altro della trama, perché lo sviluppo servirà a riconsiderare e a capire meglio la prima parte del film.
REGISTA DI TALENTO - Molti hanno accostato questo film ad Interstellar di Nolan, ma in questo caso la sceneggiatura (basata su un racconto di Ted Chiang, Story of Your Life) è decisamente più solida. Mancano momenti di azione pura, ma non ci si annoia mai. Anzi. Sono 116 minuti ricchi di tensione, romanticismo, stupore, in cui è difficile non perdersi, nel senso più positivo del termine. Villeneuve si dimostra un regista dal talento cristallino. E chi era preoccupato per il seguito di Blade Runner (Blade Runner 2049, regia proprio del canadese) ora può sentirsi un po' più tranquillo.