Dalla Metropolis di Lang, alla Washington di Minority Report, passando per la Los Angeles di Blade Runner: le città della letteratura, del cinema, dei fumetti stanno diventando realtà. Ovviamente con tempi e dinamiche molto lunghi, ma la strada è stata tracciata e conduce al futuro, alle Smart Cities.
PER ESSERE CHIARI. Ma, cos’è una Smart City? Ancora oggi non esiste una definizione univoca, ma dovendone scegliere una: è una città intelligente che, seguendo una visione strategica e integrata, punta all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici così da mettere in relazione le infrastrutture tradizionali con il capitale sociale, sfruttando al meglio le nuove tecnologie, al fine di assicurare uno sviluppo economico sostenibile e migliorare la qualità della vita dei cittadini, senza rinunciare a una gestione saggia delle risorse naturali a disposizione. Nel nostro Paese, in particolare, le città stanno attraversando una fase di profonda evoluzione sotto il profilo dell’assetto istituzionale, urbanistico e dei servizi. Questa trasformazione viene monitorata, analizzata e raccontata dallo “Smart City Index” di EY.
IL RAPPORTO. L’edizione 2016 fotografa un’Italia ancora in ritardo rispetto alle grandi d’Europa, ma comunque sulla retta via. Ai primi posti della classifica si trovano in primis soprattutto realtà del Centro-Nord. Nel 2014 Roma figurava al 4° posto, oggi si trova al 9°, ma non per suo demerito. «In verità non è affatto peggiorata, anzi, ha saputo tenere bene il passo – spiega Andrea D’Acunto, Partner EY –. Leggendo con attenzione i dati, non è la Capitale a essere scesa di livello, ma le medie città italiane ad aver migliorato il loro trend di crescita: stanno investendo di più e in maniera più mirata, producendo soluzioni esportabili. Arrancano, invece ancora, le piccole realtà che hanno parecchie difficoltà a colmare il digital divide con le grandi. Fra le città metropolitane, Roma è quarta, dopo Bologna, Torino e Milano – comunque trainata dagli investimenti per l’Expo – che però, sin dal principio, hanno elaborato una strategia coerente e continuativa».
FOCUS. Un progetto che sta divenendo realtà anche per la Capitale. «La nuova Amministrazione capitolina ha dimostrato grande interesse al tema – continua D’Acunto –. Da quando si è insediata, infatti, si è dedicata alla creazione di un Piano Regolatore ‘smart’. Questo perché, avere una visione unitaria di tutti gli ambiti della Smart City, non è semplicemente importante, ma addirittura fondamentale. Oltre, naturalmente, a una programmazione oculata degli interventi di spesa e a un corretto utilizzo dei fondi nazionali e internazionali, come il PON Metro, Programma Operativo Nazionale per lo sviluppo delle aree metropolitane, cofinanziato con risorse comunitarie». E, per farlo, è importante utilizzare rapporti accurati che fotografino lo stato del Paese e che, se confrontati nel tempo, riproducano il divenire di questo processo: lo “Smart City Index” è un esempio di eccellenza in questo senso.
CRITICITA’. Per quanto riguarda Roma, il punto dolente sono le infrastrutture. Anche se può sembrare strano, non sono i trasporti il vero problema della Capitale. La sua debolezza, più che altro, è legata alla diffusione delle reti energetiche e ambientali, molto al di sotto della media nazionale. Anche la parte online connessa alla sanità e alla scuola è rivedibile. «Non c’è unitarietà dei servizi base, anche di quelli meramente informativi – racconta il partner EY – il che genera una disparità anche nella fruizione da parte del malato. Ci sono delle eccellenze, è vero, ma i progetti specifici non bastano. Si tratta di un problema strutturale, come quello della scuola. Le iniziative d’investimento sono lasciate ai singoli istituti, manca un coordinamento centrale».
PREGI. Se da una parte queste criticità sono ancora da risolvere, dall’altra la città è all’avanguardia innanzitutto nei servizi online per i turisti: grazie soprattutto alla presenza di portali istituzionali che consentono di accedere con facilità alla prenotazione delle strutture ricettive e all’acquisto di biglietti per musei e monumenti, mostre e spettacoli, la Capitale è sul gradino più alto del podio a livello nazionale. Rimanendo in tema qualità, anche le applicazioni e i servizi government sono un fiore all’occhiello: basti pensare che oltre il 90% dei tributi comunali può essere pagato via internet, così come certificati e procedure edilizie possono essere richiesti, ottenuti ed espletati via web. Buoni anche i servizi per la mobilità. Senza dimenticare che: «In un panorama nazionale in cui la diffusione di Service Delivery Platform è ancora embrionale, con poche sperimentazioni localizzate in alcune città, Roma dimostra un buon livello di attitudine alla realizzazione di una piattaforma integrata per la gestione della Smart City, grazie anche alla presenza di alcune centrali di gestione e controllo settoriali, come sicurezza e mobilità».
PER IL FUTURO. Cosa si può fare, allora, per migliorare e continuare a crescere? L’Amministrazione pubblica, una volta trovata la quadratura del cerchio e acquisita la capacità di indirizzare bene i fondi, dovrebbe «aprire un dialogo con i soggetti privati. Non ci si può solo innamorare di un’idea – conclude D’Acunto – è importate capire al meglio come poterla mettere in pratica. Rimanere impantanati in stratificazioni su stratificazioni burocratiche rallenta o addirittura blocca del tutto il processo di trasformazione. Per questo è fondamentale che l’Amministrazione intervenga, rendendo smart anche la burocrazia». Altrimenti ci si ritrova, per esempio, con una densità di piste ciclabili in linea con la media nazionale, ma con un servizio di bike sharing quasi del tutto inesistente. Insomma, ormai è chiaro: di strada ce n’è ancora tanta da fare. Ma il nostro futuro è smart ed è dietro l’angolo.