Torna la banda dei ricercatori. Dal 2 febbraio arriva nelle sale Smetto Quando Voglio – Masterclass, il seguito del film del 2014 che rivoluzionò la commedia all’italiana, dimostrando che anche nel nostro Paese era possibile realizzare film divertenti abbandonando le solite strade, giocando sulle nostre debolezze. La storia dei ricercatori e scienziati che si improvvisavano spacciatori (anche se solo di smart drugs) ha divertito tutta Italia, tanto da favorire un’operazione “all’americana”, la realizzazione di ben due sequel girati contemporaneamente (in gergo “back to back”). Se dietro la macchina da prese “il capo” della banda è, ieri come oggi, Sydney Sibilia, il boss davanti la cinepresa è lui Edoardo Leo, una laurea in lettere, tanta gavetta e da qualche anno volto umano, divertente e soprattutto divertito della commedia italiana. Lo incontriamo il giorno prima l’anteprima per la stampa di Smetto Quando Voglio – Masterclass il primo dei due sequel. Lui, attore e spesso anche regista al centro di un’operazione “nuova” per il nostro cinema.
Cosa ti ha spinto ad accettare di girare i due sequel?
«All’inizio non ero convintissimo. Proprio per l’operazione in sé. Ero molto titubante, era una cosa talmente nuova che non sapevo bene a cosa andavamo incontro. Alla fine ho preso la decisione facendo quello che faccio per ogni altro ho deciso sul progetto. Ho detto “leggo la sceneggiatura e sulla base di essa decido”. Quando ho terminato i due copioni di Smetto 2 e Smetto 3 non ho esitato nemmeno un istante perché ho compreso immediatamente che il progetto era anche più forte del primo film».
Un’operazione nuova per l’Italia, molto “americana”, ricorda quando i Wachowsky girarono i due Matrix o la serie. Una notte da leoni. Come è andata? Come sistema produttivo siamo pronti a uno sforzo di tale enfasi?
«Da un certo punto di vista l’Italia ha sempre fatto sequel di film di successo anche di pellicole entrate nella storia del cinema come Amici Miei, ma penso anche ai vari Fantozzi che per un periodo furono una maschera-simbolo di una certa Italia; la differenza è che qui abbiamo realizzato due film insieme come negli esempi che hai citato e devo dire che c’è stata l’intelligenza della produzione che ha avuto il coraggio di accettare la sfida di girare in contemporanea senza aspettare di vedere i risultati del botteghino».
Cosa dobbiamo aspettarci da Smetto Quando Voglio – Masterclass?
«Di andare oltre il primo che era già un’idea abbastanza folle per il cinema italiano. Il pubblico si può aspettare tanta azione che è una cosa piuttosto insolita per una commedia italiana: inseguimenti sul treno con il sidecar, una giostra di cose e un impianto spettacolare che già c’era nel primo ma che qui viene decisamente esaltato».
In base a cosa scegli o respingi un copione?
«La prima valutazione che faccio è se quel film lo vedrei come spettatore. Tutti noi abbiamo una responsabilità verso il pubblico: di alzare continuamente l’asticella di ciò che facciamo. Quindi nelle scelte di attore, ma anche quando scrivo, cerco di non accontentare mai il pubblico dandogli ciò che può aspettarsi, questo è l’unico criterio con cui scelgo il film che faccio».
Mi dici un attore con cui vorresti lavorare e uno che vorresti dirigere?
«Ho lavorato con tantissimi attori negli ultimi anni ma uno con cui mi piacerebbe recitare è Sergio Castellitto. Mentre come regista vorrei dirigere Kim Rossi Stuart».
Qual è il tuo rapporto con lo sport e con il calcio in particolare? Sei un tifoso?
«Ho giocato a calcio in varie categorie fino a 23-24 anni. Tutt’ora vado a giocare con gli amici, anche stasera con la pioggia. Ho sempre giocato centrocampista, sono un regista pensa che ironia. Tifo Roma però ho sempre pensato che ciò faccia parte della mia sfera personale».