«Vi regalo un sorriso, quello genuino della mattina, che è molto meglio di qualsiasi cappuccino, l’unica vera vitamina della giornata». Ecco cosa promette Rodolfo Laganà al pubblico che da stasera fino al 27 novembre deciderà di andare a vedere il suo nuovo spettacolo, I sorrisi del portiere, al Teatro Tirso de Molina. Si tratta di una commedia che offre, attraverso gli occhi e i sorrisi di un portiere, uno spaccato divertente su Roma interpretato, appunto, da Rodolfo Laganà. Un’artista a tutto tondo in grado di spaziare dal teatro al piccolo e grande schermo e che ha avuto l’onore di imparare i segreti del mestiere dal Maestro per antonomasia: Gigi Proietti. Dagli esordi al suo ultimo show, fino al prossimo futuro. Rodolfo Laganà si racconta a INRoma.
Nasci artisticamente come attore di teatro ma abbiamo imparato a vederti anche sul piccolo e grande schermo. In quale dimensione ti senti più a tuo agio?
«Senza dubbio la dimensione del teatro è quella che da sempre preferisco, anche se le prime esperienza professionali le ho avute in televisione. Sono nato come attore con il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche di Proietti quindi il mio approccio primario è stato con il teatro».
Hai più volte ribadito che il one man show è la forma artistica che da sempre ti ha caratterizzato. Ci spieghi il perché? Che tipo di emozioni riesce a trasmettere?
«Sicuramente il tratto caratterizzante di questa forma artistica è la grande emozione che riesce a darti nell’impatto e nella comunicazione con il pubblico. In quel momento sei in diretta, sei live non puoi bluffare. Il one man show poi viene sempre accompagnato da musica dal vivo il che rende questa dimensione ancora più esaltante. Ho cominciato dalla televisione, poi sono passato al teatro e poi al one man show ed è proprio questo format quello che mi ha caratterizzato per tanti anni e mi ha fatto conoscere al pubblico quindi è inevitabilmente una forma di spettacolo a cui sono affezionato e che adoro».
La tua formazione artistica è avvenuta nel Laboratorio di Esercitazioni Sceniche di Gigi Proietti. Com’è stato essere suo allievo per poi ritrovarlo anni dopo e lavorarci fianco a fianco ad esempio come nel film Febbre da cavallo La Mandrakata?
«Lavorare con il Maestro è sempre emozionante. È stata un’esperienza straordinaria che mi ha arricchito di tante cose. Gigi Proietti mi ha insegnato il mestiere e gli devo molto. Poi incontrarlo anni dopo nella vita professionale per me è stata un’emozione ancora maggiore».
A che tipo di comicità ti ispiri? Ci sono dei personaggi che nel corso della tua carriera ti sono serviti da modello?
«Sono da sempre affascinato dalla classica commedia all’italiana. È sicuramente quella che mi piace di più e quella a cui mi ispiro. I miei modelli di riferimento sono i grandi maestri come Aldo Fabrizi e Alberto Sordi».
Da domani invece sarai impegnato al Teatro Tirso de Molina con il tuo nuovo spettacolo I Sorrisi del portiere. Ci racconti un po’ la storia di questo spettacolo?
«È uno spaccato di vita di Roma, che vede protagonista un portiere che ha dalla sua una grande arma che è il sorriso. Attraverso questo sorriso riesce a stabilire un rapporto molto personale con tutti i condomini. Lui ha un sorriso diverso per ogni persona. Attraverso questi sorrisi si susseguiranno dei racconti fino ad arrivare ad un colpo di scena finale che non sto qui a raccontarvi. È una commedia molto bella nella quale il portiere applicando questa filosofia del sorriso riuscirà ad ottenere delle cose importanti. Ma attenzione un sorriso può essere anche sbagliato, e se uno fa un sorriso sbagliato ne paga le conseguenze».
Fino al 27 novembre continueranno le repliche dello spettacolo a Roma, poi cosa c’è in cantiere per il futuro? Puoi svelarci qualcosa?
«Innanzitutto sono molto impegnato nello sviluppo di questo spettacolo che porterò anche in giro per altri teatri d’Italia. Poi per il prossimo anno ho in cantiere altre due produzioni teatrali molto belle. In più ci sono altre cose che se arrivano bene altrimenti pazienza».