Dopo il grande successo dello scorso anno all’Atlantico, sta per tornare il più grande evento rock sinfonico mai visto, in una cornice ancora più bella e coinvolgente. Sabato 23 luglio, il grande show “Queen at the Opera” sarà al Centrale del Foro Italico. Oltre 50 straordinari performer si esibiranno sul palco per regalare al pubblico le grandi emozioni dei capolavori di Freddie Mercury e soci. Quattro cantanti di talento, Federica Buda, Luca Marconi, Roberta Orrù e Jordan Trey si confronteranno con i grandi classici di una band che ha fatto la storia della musica.
Tra i “fantastici 4” che canteranno sul palco c’è, come detto, Luca Marconi che al Centrale ha già avuto modo di esibirsi nelle ultime settimane con Notre Dame de Paris. Luca è un giovane performer, impegnato su più fronti. Sta ultimando il suo primo disco da solista e in autunno riprenderà uno spettacolo di teatro musicale intitolato Mimi è la civetta, un riadattamento in chiave moderna della Bohème di Puccini. Questo il suo futuro prossimo. Il presente parla invece di un’esperienza iniziata esattamente un anno fa quando ha partecipato alle audizioni di “Queen at the Opera”, brillantemente superate interpretando “The show must go on”. «I Queen hanno sempre fatto parte della mia vita – afferma l’artista – li ho sempre ascoltati, studiati. Grazie a Freddie Mercury ho imparato a migliorare me stesso: dalla stesura di una canzone all’approccio di un ritornello, insomma è stato molto importante per la mia vocalità. Il primo brano che ho registrato – avevo 17 o 18 anni – è stato proprio “The show must go on” e devo ammettere che mi ha portato fortuna (sorride, ndi). Chiaramente, è uno dei brani a cui sono più legato. Vocalmente è molto impegnativo, ma la sua anima drammatica ti permette di interpretarlo con mille sfaccettature e questo aiuta molto un cantante-attore come me. Ti permette di esplorare, di ricercare interpretazioni più profonde. È un brano denso di significato, per Freddie Mercury è il cosiddetto canto del cigno, lui sa che sta per abbandonarci, ma ci ricorda che lo show della vita va avanti». E questo spettacolo conferma le parole di Luca, che aggiunge: «La musica dei Queen è immortale e questo è sicuramente il motivo principale per cui venire a vederci e ascoltarci. E poi ci siamo noi, una formazione insolita e variegata con due voci maschili e due femminili, molto differenti tra loro che lascia spazio a interpretazioni appunto molto diverse. Non siamo la classica cover band che imita i Queen, ma diamo un’interpretazione del tutto personale, accompagnati da una band incredibile e da un’orchestra sinfonica. A ciò si aggiunge un gioco di luci, di visual suggestivo. Insomma, è uno spettacolo per le orecchie e per gli occhi. E non dimentichiamo che ci esibiamo al Centrale. Speriamo di avere lo stesso successo delle precedenti esibizioni quando il pubblico ci ha richiesto a gran voce di tornare presto. Noi tendiamo a coinvolgere molto attivamente gli spettatori ed è inevitabile viste le canzoni dei Queen». Canzoni non semplicissime da interpretare come ammette lo stesso Luca: «Cantarle bene è la parte più difficile. Freddie Mercury ha dato un’interpretazione talmente perfetta che provare a darne una diversa rischia di essere un azzardo. L’importante – e anche qui c’è la difficoltà – è abbandonarsi all’emozione, alle sensazioni che la musica ti dà e trasmettere poi questo messaggio a chi ti sta ascoltando, provare a fargli rivivere l’emozione che tu stai provando in quel momento. Adriano Celentano dice che l’emozione non ha voce. Noi speriamo di averne».