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Ieri mattina, in gran segreto, alla Spectre di Maranello s’è presentato Lewis Hamilton. Potremmo chiudere l’articolo qui, se la visita non bastasse e avanzasse ad alimentare ipotesi e a spalancare nuovi e finora inimmaginabili orizzonti. La Ferrari si è data la consegna del silenzio, ma è immaginabile che il pilota Mercedes abbia trovato al suo arrivo il comitato d’accoglienza al completo. Al punto esclamativo sull’inconsueta presenza corrisponde un gigantesco punto interrogativo: cosa ci è andato a fare? Perché un pilota che sta inseguendo il Mondiale (e pure il compagno di squadra Rosberg: dettaglio da non trascurare) con la Mercedes dovrebbe materializzarsi nella roccaforte della concorrenza? Il Cavallino e la Stella sono l’acqua e l’olio: basti ricordare ciò che mormorò Montezemolo al primo incontro con Jean Todt nel 1993, quando l’allora capo della Peugeot si presentò su una Mercedes. «Cominciamo bene...». Come comincia invece questa storia?
RISERVATEZZA - Magari comincia semplicemente con la riservatezza dovuta a un cliente molto speciale, che acquista Ferrari nonostante i suoi impegni contrattuali glielo vietino. Già a cavallo tra il 2008 e il 2009 Hamilton acquistò una Rossa e Ron Dennis non doveva (o non avrebbe dovuto) venire a sapere a. Nel timore che ciò accadesse, l’intestazione di quella macchina fu dirottata dall’allora pilota McLaren su una persona di sua fiducia. Che abbia deciso di acquistare un altro modello, magari una LaFerrari da un milione? Di certo si è parlato di Formula 1. E non si può escludere che nell’incontro sia stata discussa una clamorosa operazione, simile alla spesuccia fatta dalla Ferrari alla fine del 1995 in casa della Benetton. Non è stato lo stesso Montezemolo a illustrare analogie tra l’ingaggio di Marco Mattiacci e quello di Todt? In fondo oggi la squadra del Cavallino si trova in condizioni analoghe a quelle, piuttosto disastrate, di inizio anni Novanta. Non c’è un solo reparto che, stando ai risultati, riesca ad eccellere. Di qui la possibilità di rifondare la squadra rilevando un blocco di persone vincenti che fanno capo a un pilota: capistruttura, disegnatori, ingegneri, come allora con Michael Schumacher, Ross Brawn, Rory Byrne. Al solo ripensarci, Briatore ancora oggi ha bisogno del Maalox.
SVOLTA CHOC - Non è detto sia fantamercato. Alla Ferrari non farebbe male ripartire con una svolta choccante: la politica dei piccoli passi non tirerà fuori la Scuderia dal baratro tecnico in cui è caduta, quinta o sesta squadra della Formula 1 talvolta superata anche dalla Force India, ciò che è inaccettabile. Prescindendo dalle motivazioni di Fernando Alonso, messe a dura prova, c’è da osservare che la storia di Kimi Raikkonen non sembra proiettata sul lungo termine, certamente non oltre il 2015 in cui scade il suo contratto. E sarebbe superficiale dire che Alonso e Hamilton non possano convivere basandosi sul precedente del 2007 quando Fernando era un fresco bi-campione del mondo e Lewis un esordiente di enorme talento, matto come un cavallo e discretamente scorretto in pista. Registriamo anche che Hamilton non è certo contento della piega che la sua candidatura al Mondiale sta prendendo, considerato che gli unici due ritiri della Mercedes per motivi tecnici (Australia e Canada) hanno riguardato la sua macchina. Tenero il suo tentativo, ieri nella serata italiana, di fuorviare il mondo twittando una foto con la scritta “cena con amici a Montreal”.
© RIPRODUZIONE RISERVATARISERVATEZZA - Magari comincia semplicemente con la riservatezza dovuta a un cliente molto speciale, che acquista Ferrari nonostante i suoi impegni contrattuali glielo vietino. Già a cavallo tra il 2008 e il 2009 Hamilton acquistò una Rossa e Ron Dennis non doveva (o non avrebbe dovuto) venire a sapere a. Nel timore che ciò accadesse, l’intestazione di quella macchina fu dirottata dall’allora pilota McLaren su una persona di sua fiducia. Che abbia deciso di acquistare un altro modello, magari una LaFerrari da un milione? Di certo si è parlato di Formula 1. E non si può escludere che nell’incontro sia stata discussa una clamorosa operazione, simile alla spesuccia fatta dalla Ferrari alla fine del 1995 in casa della Benetton. Non è stato lo stesso Montezemolo a illustrare analogie tra l’ingaggio di Marco Mattiacci e quello di Todt? In fondo oggi la squadra del Cavallino si trova in condizioni analoghe a quelle, piuttosto disastrate, di inizio anni Novanta. Non c’è un solo reparto che, stando ai risultati, riesca ad eccellere. Di qui la possibilità di rifondare la squadra rilevando un blocco di persone vincenti che fanno capo a un pilota: capistruttura, disegnatori, ingegneri, come allora con Michael Schumacher, Ross Brawn, Rory Byrne. Al solo ripensarci, Briatore ancora oggi ha bisogno del Maalox.
SVOLTA CHOC - Non è detto sia fantamercato. Alla Ferrari non farebbe male ripartire con una svolta choccante: la politica dei piccoli passi non tirerà fuori la Scuderia dal baratro tecnico in cui è caduta, quinta o sesta squadra della Formula 1 talvolta superata anche dalla Force India, ciò che è inaccettabile. Prescindendo dalle motivazioni di Fernando Alonso, messe a dura prova, c’è da osservare che la storia di Kimi Raikkonen non sembra proiettata sul lungo termine, certamente non oltre il 2015 in cui scade il suo contratto. E sarebbe superficiale dire che Alonso e Hamilton non possano convivere basandosi sul precedente del 2007 quando Fernando era un fresco bi-campione del mondo e Lewis un esordiente di enorme talento, matto come un cavallo e discretamente scorretto in pista. Registriamo anche che Hamilton non è certo contento della piega che la sua candidatura al Mondiale sta prendendo, considerato che gli unici due ritiri della Mercedes per motivi tecnici (Australia e Canada) hanno riguardato la sua macchina. Tenero il suo tentativo, ieri nella serata italiana, di fuorviare il mondo twittando una foto con la scritta “cena con amici a Montreal”.