Da non perdere domani in edicola con il Corriere dello Sport-Stadio la storia di Luther Blisset, ex attaccante del Milan, protagonista delle nostre Memories. Ecco un’anticipazione.
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«Sono un giamaicano atipico: non bevo, non mi drogo e non vado a donne». No Milan, no cry. Dimenticò di aggiungere: e non segno manco con le mani. Luther Blissett è entrato da tempo nel gotha dei centravanti-flop che tirano in direzione ostinata e contraria, fuori da quel riquadro che chiamiamo porta da calcio - 7,32 per 2,44 metri - lontano quel tanto che basta per guadagnarsi la nostalgia di noi che a distanza d’anni li ricordiamo a mezzo metro da una gloria sempre ciccata per un soffio, fallita per poco, mancata miseramente. Oh, my God.
UN CENTRAVANTI-SPAM. Oggi, a ripensarci, diremmo che quello di Blissett è stato uno dei primi «spam» nella storia del nostro calcio. Eppure: a 17 anni Luther era un talento, giocava nel Watford, il club di proprietà di Elton John, segnava in tutti i modi, di testa, di piede, d’astuzia, di potenza, gol utili per far salire la squadra dalla Quarta Divisione inglese a quella che allora si chiamava First Division, insomma, l’attuale Premier League.
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