Brahim Diaz e i complimenti di Guardiola

Trequartista o ala da 4-3-3, 19 anni, spagnolo, due gol con la maglia del Manchester City negli ottavi di Coppa di Lega contro il Fulham. E' una scoperta di Pep, ma ha il contratto in scadenza a giugno e il Real Madrid è in pressing.
Stefano Chioffi
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ROMA - Papà marocchino, mamma spagnola, l’infanzia in un quartiere alla periferia di Malaga e un allenatore (Pep Guardiola) che adesso l’ha ritrovato al Manchester City dopo aver provato in passato a portarlo nella cantera del Barcellona a Can Planes, nel centro sportivo “La Masia”, il regno del tiki-taka, traslocato nel frattempo a Sant Joan Despí: Brahim Diaz, diciannove anni, mezzapunta che nell’epoca del 4-3-3 ha saputo trasformarsi in ala, è uno dei giovani più interessanti di un club abituato a comprare assi famosi e a investire da un po’ anche sui talenti. E’ stato paragonato a David Silva per il fisico, per le caratteristiche, per lo stile dei suoi dribbling, per la facilità di guadagnare centimetri con una finta, con uno scatto, con un’intuizione. In Spagna sono convinti che il Real Madrid stia pensando di inserirsi per dirottarlo al Castilla, società-gemella, dove Perez parcheggia i baby più bravi che pesca in giro per il mondo: Brahim Diaz, infatti, non ha ancora rinnovato il contratto con il City e il 30 giugno ha la possibilità di salutare l’Inghilterra a parametro zero. 

IL FATTORE PEP - La stima di Guardiola, però, potrebbe incidere sulla sua scelta. E la doppietta di giovedì sera negli ottavi di Coppa di Lega al Fulham (2-0), con qualche numero da mago, rafforza l’ipotesi di un rinnovo. Una storia piena di capitoli, quella di Diaz, cresciuto nel vivaio del Malaga, inseguendo il sogno dello stadio “La Rosaleda”: nei tornei giovanili faceva la differenza e il Barcellona lo aveva preso, seguendo i consigli di Pep Guardiola, grazie a un accordo firmato dal papà Abdelakder. Una carta privata che il Malaga era riuscito però a invalidare con i suoi avvocati, cedendo più tardi - nel dicembre del 2013 - il suo bambino d’oro al Manchester City in cambio di trecentomila euro. Ingaggio fino al 2019 per Brahim Diaz e la promessa di un lavoro, di un impiego, per il padre. Operazione conclusa dall’ex direttore sportivo Txiki Begiristain. 

IL MESSAGGIO - Nel centro di formazione del City ha superato esami e costruito basi solide. Ha incantato nell’Under 18, nell’Under 19 e nell’Under 23: ha segnato diciannove gol e ha firmato quattordici assist. In prima squadra, però, ha giocato solo quattordici partite tra coppe e campionato. Ostacoli logici, naturali, in un club che vanta una rosa del valore complessivo di un miliardo e cento milioni di euro. Ma Guardiola continua a pronosticargli una carriera di lusso e non intende perderlo: il rinnovo è pronto, sul tavolo. “Il nostro desiderio è che rimanga. E’ apprezzato, è bravo, ma qui esiste grande competizione: con Aguero, Sané e Bernardo non è semplice trovare spazio”, ha dichiarato ai tabloid il tecnico spagnolo, che lo ha abbracciato in campo dopo la doppietta al Fulham. Ora dipenderà da Brahim Diaz, un metro e 70, nato a Malaga il 3 agosto del 1999, piccolo artista del dribbling convocato in tutte le selezioni giovanili della Spagna. Appartiene alla scuderia Media Base Sports, pilotata da Pere Guardiola, fratello di Pep: altro fattore che potrebbe favorire la sua decisione di rinnovare il contratto con il Manchester City. 


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